Nel motivare la scelta di dimettersi, Zingaretti aveva denunciato il continuo “stillicidio” nei suoi confronti e che «nel Pd da venti giorni si parla solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid». Solo l’Assemblea Nazionale del partito avrebbe potuto adottare le decisioni più opportune. E l’Assemblea ha deciso.
Ma prima di domenica 14 Marzo che ha visto l’elezione di Enrico Letta quale nuovo segretario del Pd, quali sono state le critiche mosse a Zingaretti?
Le critiche e i malumori alla sua linea politica sarebbero diventate sempre più manifeste all’indomani della scelta di rappresentare il partito nella formazione del nuovo Governo guidato da Mario Draghi da una delegazione interamente maschile (Lorenzo Guerini alla Difesa, Dario Franceschini ai Beni culturali e Andrea Orlando al Lavoro). La designazione di sole cinque donne come sottosegretarie non ha certamente placato i dissensi che invece hanno avuto una recrudescenza in occasione della riconferma di Orlando alla vicesegreteria del partito, non seguendo la prassi usata dalla De Micheli quando divenne Ministro delle Infrastrutture nel Conte II, dimettendosi dall’incarico di vicesegretaria.
Ma la principale questione di dissenso verso Zingaretti è il suo rapporto con il M5S e con l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, considerato punto di riferimento per le forze progressiste. Zingaretti ha difeso Conte fino all’ultimo momento, dopo la crisi politica e di governo innescata da Matteo Renzi, indicandolo come possibile “federatore del centrosinistra”. E ha più volte fatto riferimento alla necessità di portare avanti lo «spirito unitario» che si era creato nella maggioranza che sosteneva quello stesso governo, promuovendo con il Movimento 5 Stelle e Leu un intergruppo parlamentare.
Il segretario dem stava lavorando per un’alleanza strutturale con i 5Stelle sia a livello europeo (con l’eventuale entrata dei pentastellati nel gruppo dei socialisti al Parlamento europeo, di cui fa parte anche il PD) sia a livello locale (con l’entrata dei 5Stelle nella Giunta regionale del Lazio) in vista delle prossime elezioni amministrative in autunno.
Considerato come un modello possibile di nuovo centrosinistra per arginare le destre e vincere le elezioni amministrative, l’alleanza organica con il M5S è risultata però essere terreno di scontro con le minoranze interne del Pd prima fra tutte con “Base Riformista”. Questa componente del partito, sulla base dei sondaggi che vedrebbero una perdita di consenso del Pd a scapito dei 5Stelle a guida Conte, insiste sul tema dell’identità politica più che sul problema delle alleanze, e sul ritorno a una sua vocazione maggioritaria.
Tuttavia, con queste dimissioni le dinamiche sono cambiate e l’Assemblea Nazionale si è espressa. Con 860 voti ha eletto Enrico Letta nuovo segretario del Partito Democratico. "Vorrei che oggi la discussione non si chiudesse ma iniziasse. Domani presenterò un vademecum di idee da consegnare al dibattito dei circoli per due settimane. Ne discutiamo insieme e poi facciamo sintesi in una nuova assemblea", ha detto Letta nel suo discorso all’Assemblea. La ricerca della verità deve essere l’obiettivo del Pd secondo il neo-segretario ed ex-Presidente del Consiglio. Per questo motivo ha posto i problemi da risolvere: il problema della rappresentanza di genere, evidenziando l’assenza di donne nella delegazione Pd al Governo e la mancata nomina di Cecilia Malmstrom alla segreteria dell’Ocse; la realizzazione di un’Europa più sociale e solidale poiché indebolita dagli individualismi dei vari Stati; il riscatto dei giovani. E proprio sui giovani Letta intende investire e modellare il Pd (“da partito per i giovani a partito dei giovani”) lanciando il progetto di riforma costituzionale che conceda ai sedicenni il diritto di voto e rilanciando, collegandosi al problema (non solo italiano ma anche italiano) del basso tasso demografico del nostro Paese, il tema dello ius soli .
Enrico Letta intende, inoltre, dialogare con tutte le forze progressiste per costruire il centrosinistra che poi dovrà confrontarsi (forse allearsi come avrebbe voluto Zingaretti) con il Movimento 5 Stelle. “Questo nostro centrosinistra andrà all'incontro con il Movimento 5 stelle, che sarà guidato da Giuseppe conte, al quale va il mio saluto affettuoso. Questo incontro con 5 stelle è un incontro che dobbiamo fare sapendo che non sappiamo ancora come sarà 5 stelle guidato da Conte. Andiamo con rispetto e con grande attenzione. Sarà un rispetto e un'attenzione che penso sarà tipica del nostro partito”, aggiunge Letta. La vocazione maggioritaria sembra dunque archiviata anche dal nuovo segretario, ben conscio della difficoltà del percorso dichiarato, chiosando che il Pd deve avere l'ambizione di costruire la coalizione che vince e guida il paese, in alternativa perderà la sua ragione di essere. Riuscirà Letta a perseguire i suoi obiettivi e mantenere ferma la sua posizione sia con gli avversari politici sia con le correnti interne al PD?
Ferdinando Fabiano