Cosa si può nascondere dietro un fiocchetto lilla

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Mi piace pensare spesso che le persone incontrate siano felici o spensierate ma la maggior parte delle volte non è proprio così: tanti possono essere i motivi per cui qualcuno può star male e ciò mi fa riflettere su quanto un sorriso sia una grande dimostrazione di coraggio, sempre e comunque.

Qui vorrei parlare di un simbolo che sicuramente in molti hanno visto ma che di rado ci si sofferma ad interpretare:il fiocchetto lilla. Perchè un oggetto così banale è invece importante è presto comprensibile.

Facciamo un piccolo passo indietro, all'incirca 30 anni fa, dove in America per la prima volta veniva scelto il simbolo per diffondere, radunare, supportare, dare voce a chi si porta dietro il macigno di un "DCA", ovvero un disturbo del comportamento alimentare. Il fiocco è simbolo di quella speranza che si vuole donare a chi soffre di questa malattia subdola, molto diffusa ma sovente ignorata, non per cattiveria ma forse perchè non si conosce a sufficienza. Il simbolo significa infatti rispetto, supporto,incoraggiamento..

Dal 2012, ogni 15 marzo, si festeggia la giornata del fiocchetto lilla contro i DCA. E' stata scelta questa data, in particolare, in memoria di una ragazza deceduta a causa di questi disturbi, la quale probabilmente non era stata presa in carico in tempo da nessun curante o struttura. Proprio suo padre, affinchè nulla di tutto ciò possa più accadere, ha voluto perciò ricordarla in questo modo.

Ma cosa vuol dire avere un DCA si chiederanno in molti. E' una domanda più che legittima e molto complicata. Innanzi tutto vorrei soffermarmi sul disturbo in sè. Non si tratta solamente di anoressia nervosa, forse la più conosciuta, ove la persona è portata a rifiutare il cibo, qua si vuole parlare anche di tutte le patologie purtroppo spesso ignorate, come bulimia,binge eating(disturbo da alimentazione incontrollata) o obesità. Non si tratta nemmeno di aspetto fisico, alla base sta una sofferenza più profonda, che decide di manifestarsi in tal modo. Un'altra cosa su cui soffermarsi è quello di sfatare il mito per il quale solo le ragazze si possono ammalare, in realtà, pur essendo in prevalenza femminile, non sono pochi i casi in cui le stesse difficoltà si sono presentate in ambito maschile. Chi vive questo problema è nella condizione di dover lottare quotidianamente contro sè stesso. Il cibo è infatti qualcosa di cui on poter fare a meno per sopravvivere e il solo fatto  di averne a disposizione in quantità nella nostra società spesso non fà pensare a quest'ultimo come inavvicinabile,un nemico o come l'unica cosa in grado di riempire il vuoto dell'anima, come avviene invece in molti DCA.

Fortunatamente negli ultimi anni ci si è resi conto dell'importanza del fenomeno e tanti sono stati gli interventi a cura del sintomo. Affinchè si possa aiutare tutti è necessario un approccio terapeutico che comprenda una rieducazione alimentare affiancata da colloqui psichiatrici e di psicoterapia che, ad oggi, molti centri tentano di dare a chi soffre di questo problema.

Purtroppo un grande limite a volte può derivare dalla persona stessa, la quale soffre a tal punto da non riuscire nemmeno ad accettare l'aiuto che viene loro offerto. Ovviamente ognuno è diverso e ha una sua storia di vita allre spalle da prendere in considerazione, molti casi di persone riuscite d uscirne aiutano a sperare.

Sicuramente molti passi in avanti sono stati fatti, in particolare nell'ultimo decennio e spero che molti altri vengano portati avanti anche nella sensibilizzazione al problema.

Giorgia Balbi

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