Black Widow, recensione dell’apertura della fase 4 del Marvel Cinematic Universe

Black Widow, recensione dell’apertura della fase 4 del Marvel Cinematic Universe
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L’uscita iniziale di Black Widow era prevista durante la primavera del 2020, ma causa pandemia, lockdown e conseguente chiusura delle sale cinematografiche, la pellicola è riuscita a vedere la luce solo il 7 luglio 2021.

Non sapevamo bene cosa aspettarci da questo film. Eravamo sicuri che, a causa della morte di Natasha Romanoff in Endgame, si sarebbe trattato di un prequel e che avrebbe scavato un po’nel passato di questo misterioso personaggio fornendoci un background dello stesso, infatti quasi tutti gli altri personaggi MCU hanno avuto una loro Origin Story, cosa che con la Vedova Nera non è mai accaduta.

Si tratta di un tassello che, cronologicamente, si posiziona dopo Captain America Civil War e prima di Avengers Infinity War, ma che lascia intravedere un po’ dell’enigmatico passato di Natasha, del duro addestramento al quale è stata sottoposta fin da bambina e che l’ha resa una vera e propria arma vivente. Questa parte del film è rappresentata da una sfilza di immagini che scorrono veloci e fanno da titoli di testa all’intero film. Scelta senz’altro riduttiva, ma bisognava renderla fruibile per il grande schermo senza che appesantisse troppo il risultato finale, spezzando il ritmo della storia.

Dopo questo capitolo introduttivo, troviamo Natasha braccata dal governo americano a causa della violazione dei trattati di Sokovia, avvenuta durante  Civil War. Nel tentativo di far perdere le sue tracce si ritrova faccia a faccia con il suo tormentato passato, che fa riemergere sia alleati, come la sua strana famiglia, sia nemici che questa volta si nascondono sotto la maschera del Taskmaster, un misterioso mercenario capace di replicare perfettamente lo stile di combattimento di tutti i suoi avversari.

Al di là della tanta azione che caratterizza Black Widow, infatti, ciò che impressiona positivamente il lavoro di Cate Shortland (alla regia della pellicola) è il modo con cui ha saputo ricostruire caratterialmente un personaggio ricco di sfaccettature come Natasha Romanoff. Ed in questo va lodato l’impegno profuso da Scarlett Johansson, sempre perfetta nel saper mostrare la forza e le debolezze del suo personaggio. Molto brava anche Florence Pugh nel ruolo di Yelena Belova, coprotagonista del film (e probabilmente prossima Vedova Nera del Marvel Cinematic Universe).

Dal punto di vista estetico, fotografia,  scenografie ed effetti visivi sono il fiore all’occhiello di un prodotto nato principalmente per intrattenere; non delude neppure la colonna sonora, ricca di riferimenti al passato, ma anche capace di tenere testa ad un ritmo sceneggiativo serrato.

Black Widow è in conclusione un film che completa il personaggio di Natasha Romanoff, spiegandone l’alone di mistero che la circonda, accontentando il pubblico amante dello spettacolo, ma che strizza l’occhio anche al più giovane pubblico del futuro, “passando il testimone” ad un personaggio che quasi sicuramente raccoglierà la sua eredità, come Yelena Belova.

Rosy Talarico

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