Black lives matter... o ve lo siete dimenticato?

Black lives matter... o ve lo siete dimenticato?
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L'episodio sconcertante dello scorso 27 giugno a Milano è qualcosa su cui non bisogna tacere. L'abuso di potere messo in atto dalle forze dell'ordine di Milano contro un gruppo di ragazzi (chiaramente neri) ci lascia capire – come se non fosse già abbastanza chiaro – che l'Italia è tutt'altro che un Paese inclusivo, in cui ognuno gode di libertà d'espressione e di pensiero.

Se così fosse le suddette forze dell'ordine non avrebbero pestato, spintonato, arrestato e offeso dei ragazzi solo perché uno tra loro ha "osato" suonare il campanellino di un monopattino elettrico. Atto talmente oltraggioso che, addirittura, sono state mandate sul posto sei pattuglie e due furgoni blindati. Se questi "pochi" esempi non fossero abbastanza per convincere le menti ancora assopite e offuscate che si è trattato di un vero e proprio episodio di razzismo, basta usare come ennesima prova le parole che uno dei carabinieri presenti sulla scena ha rivolto ad un ragazzo nero, ingiustamente arrestato (dopo essere stato preso a calci, pugni e manganellate): «Annientate questo negro». Ancora, come prova sono disponibili i video (sul profilo Instagram della ragazza che ha denunciato l'accaduto, @riphuda) in cui le forze dell'ordine prendono a manganellate una ragazza direttamente in testa, provocandole una grave escrescenza sulla fronte (con annesse foto) e, come se non bastasse, rifiutando di chiamare un'ambulanza e insinuando che la ragazza si sia fatta male "forse cadendo".

Abbiamo davvero bisogno di altre prove per capire che l'Italia è lontana anni luce dall'essere un Paese inclusivo? Abbiamo bisogno di video e foto per avere la certezza che il nostro sistema è totalmente marcio? Pensare che una persona, solo perché nera, non ha la libertà di suonare un campanellino di una bici, o la libertà di sedersi a mangiare con i propri amici dopo aver pagato; pensare che questa persona, solo perché nera, deve giustificare la sua presenza in un fast-food arrivando persino a specificare che ha pagato per il cibo che sta mangiando; pensare che le parole di questa persona resteranno inascoltate fin quando non saranno comprovate concretamente (e forse nemmeno allora quella persona verrà creduta)... tutto questo davvero non fa scattare nessun campanello d'allarme? Davvero si è ancora così ingenui da credere che in Italia il problema del razzismo sia superato?

O forse fingiamo di crederlo, anche se sappiamo che non è così, perché – si sa – far finta di nulla è meno impegnativo, meno stancante, meno rischioso del farsi sentire, dell'alzare la testa, dello scendere in campo e contribuire anche solo in minima parte alla risoluzione del problema. Il nostro è un sistema basato sull'omertà, sul voltare – letteralmente o meno – la faccia dall'altro lato quando si sente parlare di ingiustizie, soprattutto se queste ingiustizie riguardano delle persone dal colore della pelle diverso dal nostro. Essere a conoscenza di eventi discriminatori e non esprimersi; vedere con i propri occhi qualcuno che sta subendo ingiustizie e non intervenire; trovare scuse e giustificazioni a eventi come quello appena raccontato, tutte queste dinamiche non fanno altro che rafforzare questo sistema, peggiorando esponenzialmente la questione spinosa e penosa del razzismo.

A questo discorso non può non collegarsi quello della Nazionale italiana che, negli ultimi giorni, ha suscitato diverse polemiche sulla decisione – tutt'ora poco chiara e della quale non si capisce il motivo – di non inginocchiarsi come segno di adesione al BLM Movement. Perché? Non si è capito. Quello che si è capito è che c'è una spaventosa mancanza di interesse verso un fenomeno dalla gravità altissima, quasi come se non toccasse la nostra nazione. Quasi come se noi italiani ne fossimo estranei. O, forse, più che di mancanza di interesse si potrebbe parlare di mancanza di conoscenza dell'argomento, altrimenti come la si giustifica la confusione esilarante di Chiellini tra i termini nazismo e razzismo?

La decisione, poi, di inginocchiarsi solo se la squadra avversaria l'avesse fatto "in segno di solidarietà verso l'altra squadra" è ulteriormente offensivo e denigratorio nei confronti di numerosi neri italiani che, giorno dopo giorno, sono vittime di episodi di razzismo. Attenzione: il fatto che nessuno ne parli non vuol dire che l'Italia ne sia esente e ciò lo conferma l'episodio di Milano, ma anche i tantissimi altri episodi di cui nessuno parla, a cui nessuno presta attenzione.

Ci si chiede, allora, quale sia il motivo per il quale la Nazionale italiana abbia deciso di non sostenere il BLM Movement. Perché è così difficile compiere un gesto minimo e simbolico contro il razzismo? Cosa c'è da non sostenere? Alzare un tale polverone sull'incapacità di svolgere un gesto talmente semplice distoglie ancora una volta dal focus principale: il razzismo e la sua presenza ormai radicata nella nostra cara e innocente società italiana, che tutto è tranne che inclusiva.

L'unico modo che noi tutti abbiamo per far sì che il razzismo venga pian piano estirpato è quello di diffondere, sensibilizzare le masse, denunciare, alzare la propria voce contro le ingiustizie e, volenti o meno, i più "potenti" sono un'arma fondamentale in questa lotta. Loro hanno il vero potere di farsi ascoltare e di influenzare le masse, di sensibilizzarle, di istruirle. Tra questi cosiddetti potenti è innegabile che vengano inclusi anche i calciatori, essendo il calcio lo sport più amato e seguito nella nostra Nazione.

Eppure sembrerebbe proprio che, almeno sul versante sportivo (ma, come sappiamo, non solo), si sia incapaci di schierarsi, di prendere una decisione netta, di chiedersi "dove voglio stare? Al di là o al di qua dell'ignoranza e dell'indifferenza?". Perché questa incapacità? Forse la nostra nazionale ha il timore di perdere tifosi più conservatori e... "patriottici"? O forse perché loro in primis non provano interesse per la faccenda? Quale che sia il motivo – o i motivi – quello che si sa per certo è che il non schierarsi e il fingere che un determinato problema non ci riguardi perché "ne siamo esenti" non fanno altro che renderci un popolo omertoso, indifferente, menefreghista e... razzista. Questa è la verità.

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