Aprire una Società all’estero

Aprire una Società all’estero
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Complice quasi sempre una forte pressione fiscale da sostenere che  spinge molti imprenditori esasperati  anche dalle normative vigenti ad  abbandonare il Belpaese per destinazioni con norme meno stringenti ed un equo carico fiscale.

Tale scelta va presa con tranquillità pianificando in anticipo quello che potrà essere lo svolgimento di un’attività, che sia essa commerciale, industriale o di servizi al di fuori dei confini italiani e gli errori da non commettere quando ci si approccia alla gestione della fiscalità italiana con quelli che sono i regimi fiscali di Stati terzi riguardo alle doppie imposizioni che si possono subire.

Non bisogna dare seguito ad informazioni che si raccolgono in rete che consigliano paesi esotici per ottimizzare il carico fiscale ma fare una precisa analisi sulle validi ragioni per aprire una società all’estero.

Si ravvisa che sono stati promulgati vari schemi normativi volti ad evitare fenomeni di doppie non tassazioni che ostacolano l’imprenditore nello sfuggire alla tassazione sia in Italia che nei paesi esteri.

Oggigiorno subiamo l’influenza del digitale, una sorta di Grande fratello che monitora le nostre operazioni di interscambio attraverso il sistema CRS avente oggetto paesi europei e paesi di legislazioni più lontane e non è un caso che i commercialisti ricevano  informative da parte del fisco italiano avvertendoli di scambi di flussi e di stock o movimenti finanziari da parte di paesi esteri e di giustificarne i flussi.

Qualora un residente italiano aprisse un conto corrente presso un istituto di credito in un qualsiasi paese estero si troverà a firmare moduli che autorizzano tale banca allo scambio di informazioni nei confronti del suo paese di residenza, l’Italia.

Prima di cimentarsi nell’apertura di un’azienda all’estero è bene farsi affiancare da professionisti specializzati in modo da fare un’analisi civilistico-normativo e valutare se strutturare la centrale operativa come apertura di una società o una branch precisando che una società estera è un soggetto giuridico autonomo costituito sotto le normative del paese estero e quindi persona giuridica di diritto estero. Diverso sarebbe operare all’estero per tramite di una branch. Tale dicotomia si evidenzia perché tutta l’impalcatura organizzativa e gestionale  cambia  di molto.

Una Local Company avrà dei soci, un capitale, amministratori, una sua contabilità esclusivamente nello stato estero, sarà soggetta alle normative fiscali dello stato estero, pagherà le imposte nello stato estero e vi sarà poi un tema di tassazione italiana, se e solo se, la società estera distribuirà dei dividendi alla società che la possiede, cioè la società italiana.

Mentre per la Branch è la società italiana che si configura all’interno del paese come stabilita e quindi avrà una contabilità locale nel paese estero laddove sarà prevista, ed emetterà le fatture a nome della società italiana stabilita all’estero.

Ad ogni modo si registreranno le fatture localmente, l’azienda farà il sui conto economico locale, non avrà l’obbligo di presentare il bilancio locale, perché non è una società locale, pagherà le imposte previste localmente per quello che concerne la normativa fiscale locale e contemporaneamente la casa madre avrà dei registri sezionali nei quali annoterà costi e ricavi, partita doppia e movimenti spesa della sua branch estera, ma tali ricavi diventeranno e saranno consolidati nel conto economico e nel bilancio della società italiana che alla fine dell’esercizio annuale dichiarerà fra il suo volume di ricavi, anche i ricavi ritratti per il tramite della branch detraendosi i costi afferenti la gestione della branch estera.

Il tema fiscale è un tema di credito d’imposta estero e la normativa fiscale italiana prevede che spetti all’azienda il credito d’imposta per i redditi prodotti all’estero per il tramite di una branch.

In sostanza, aprendo un branch in Germania, otterrò la fiscalizzazione locale sul mio conto economico dell’attività svolta all’estero. Le imposte pagate in Germania alla fine dell’anno, nel momento che diventano assolte a titolo definitivo sul reddito d’esercizio, entro la data di denuncia dei redditi, che avviene l’anno successivo in Italia, avrò così acquisito la certificazione dell’imposta pagata in Germania e la potrò portare a credito. Infine dovrò conguagliare il credito d’imposta estero con l’imposta italiana.

Più semplicemente, se l’imposta globale italiana, comprensiva dei redditi prodotti all’estero sarà 200 ed avessi già pagato 180 nel paese estero  (con la certificazione di imposta pagata all’estero) mi porterò un credito di imposta estero in Italia e nella mia dichiarazione conguaglierò soltanto i 20 di imposta di differenza.

Ovviamente è buona regola considerare le normative civilistiche ed amministrative del singolo paese dove l’imprenditore vorrà stabilirsi consultando solo professionisti specializzati che abbiano una conoscenza verticale nel saper gestire operazione di questi tipo in modo tale da ottenere soluzioni personalizzate per ogni tipo di realtà imprenditoriale.

Bruno Carella

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