ANALISI DI MOLTO RUMORE PER NULLA LE DUE FACCE DELL’INGANNO

ANALISI DI MOLTO RUMORE PER NULLA 
LE DUE FACCE DELL’INGANNO
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Shakespeare ha insegnato in molte delle sue opere le sfaccettature della natura umana in maniera magistrale. In Molto rumore per nulla, commedia romantica tragicomica, il famoso scrittore inglese prende in mano una qualità dell’uomo che può essere vista come virtù o difetto in base a chi è che decide di farla sua.

Nella commedia teatrale vengono esposti diversi tipi di inganno. Quasi ogni singolo evento del racconto è la conseguenza di uno schema ideato da uno dei personaggi protagonisti. Potrebbe essere detto che i pilastri più importanti della storia siano, le macchinazioni di Don Giovanni contro il matrimonio tra “l’eroe” Claudio e la bella Ero, e le manipolazioni di Don Pedro a favore della storia d’amore tra Beatrice e Benedetto. Infine, un ultimo inganno prende atto dopo la drammatica cerimonia di Claudio ed Ero.

Ciò che rende interessante questa rete di inganni è la presenza dei due fratellastri, Don Pedro e Don Giovanni, ad ognuno di questi, eccetto per l’ultimo che si riprenderà più avanti. Ad una prima considerazione, potrebbe sembrare che i due fratellastri siano i corrispettivi rappresentanti delle due facce dell’inganno, il bene e il male. Don Pedro usa un trucchetto per far avvicinare Beatrice e Benedetto, ed eventualmente far si che si innamorino. Lui è l’artefice dell’amore. Invece, dal lato opposto, vediamo Don Giovanni che vuole distruggere la storia d’amore tra Claudio ed Ero. Tuttavia, un’analisi più approfondita può far emergere degli aspetti che non sono evidenti di primo acchito.

Don Giovanni appare subito come il “villain” della storia. Egli stesso si definisce un antagonista, e tutto di lui suggerisce che sia un personaggio negativo, visto duramente anche dalle persone che gli stanno intorno. Comunque, è possibile percepire che la sua natura non sia completamente una colpa da attribuirgli. Don Giovanni è nato come un figlio illegittimo, e per tale ragione viene continuamente bistrattato da una società che dubita costantemente di lui. Di conseguenza, sembra che abbia accettato quel ruolo che tutti non fanno altro che attribuirgli, così da aprirsi totalmente ad esso. Non nasconde nemmeno per un momento le sue intenzioni al lettore. Nella sua disonestà, diventa un personaggio onesto, confessando di voler comportarsi come il mondo si aspetta che lui faccia, rovinando la vita a Ero, per dispetto al tanto apprezzato da tutti Claudio.

Dall’altro lato vediamo Don Pedro, Il principe di Aragona, ritornato con gloria dalla guerra. Don Pedro sembra riflettere tutto ciò che ogni buon uomo dovrebbe essere. Come opposto a Don Giovanni, Don Pedro è una figura virtuosa desiderosa di rendere felici gli altri. Questo è riscontrabile in diverse occasioni in cui i personaggi stessi della commedia non fanno altro che tessere le sue lodi. Pure il governatore Leonate dice che quando egli si allontana, “il dolore rimane e la felicità si congeda”.

Don Pedro conosce bene il potere delle sue azioni e il peso delle sue parole, ma soprattutto sa come usarle in maniera subdola. Con l’ideale di aiutare gli altri, usa l’arma dell’inganno, prima chiedendo la mano di Ero in vece di Claudio, e poi per fare in modo che Beatrice e Benedetto si innamorino l’uno dell’altro.

A questo punto sembrerebbe che Shakespeare stia usando questi due personaggi per mostrare al lettore come la spada dell’inganno possa essere usata sia per propositi negativi che positivi. Tuttavia, facendo chiara attenzione, può essere osservato che la linea che divide il bene e il male in questa circostanza non è così netta come si possa percepire. Alla fine dei giochi sia Don Pedro che Don Giovanni hanno manipolato altri personaggi a loro piacimento, utilizzando lo stesso vile espediente. Entrambi mostrano un comportamento Machiavelliano in cui il fine giustifica i mezzi, ma per fare ciò, bisogna mettere di lato una qualsivoglia forma di moralità.

La storia viene scritta sempre dai vincenti, in cui i mezzi usati per raggiungere la vittoria vengono sempre edulcorati a favore di una causa. In questo caso, è Don Pedro l’eroe del momento perché i suoi trucchi e inganni finiscono con un lieto fine a favore dei protagonisti. Altrimenti, le sue azioni sarebbero state viste sotto un’altra luce.

Concludendo questo pensiero, sembra però che l’autore non vuole legittimare a tutti i costi i comportamenti subdoli adottati da entrambi i fratellastri. Entrambe le loro storie si concludono senza un reale lieto fine. Don Giovanni subisce sicuramente il destino più amaro, ma allo stesso tempo, seppur Don Pedro non riceva una vera e propria punizione per le proprie azioni, poiché non ha effettivamente fatto male a nessuno, non riceve nemmeno nessuna ricompensa o personale lieto fine.

A rinforzare questa analisi c’è un ultimo aspetto da considerare. Don Pedro e Don Giovanni, come detto antecedentemente, fanno parte di tutti gli inganni della storia tranne che dell’ultimo. Ossia quello orchestrato dalla famiglia di Leonate, che finora aveva solo subito le macchinazioni da parte di entrambi i fratelli, e che risolverà tutti i problemi causati nella storia. Un’interpretazione della vicenda potrebbe suggerire che la fine di questa controversa situazione nata dal nulla, può essere risolta solamente con l’esclusione di questi due personaggi, Don Pedro e Don Giovanni, che sia per bene che per male, hanno causato confusione alla famiglia di Leonate, usando per di più lo stesso mezzo che loro hanno usato contro di lui: l’inganno.

BIBLIOGRAFIA

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Tiffany Dolce

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