Venezia, aula bunker presunto boss dei Casalesi Luciano Donadio alza la voce, sulle minacce di morte, "sono solo vanterie"

Venezia, aula bunker presunto boss dei Casalesi Luciano Donadio alza la voce, sulle minacce di morte, "sono solo vanterie"
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Venezia 04 Novembre 2022, ieri nel corso dell'udienza Luciano Donadio, il presunto boss dei Casalesi, facente parte della cellula attiva in Veneto, nella zona di Eraclea, ha risposto alle domande del pm.

Il clima era teso nell'aula bunker di Venezia il collegio era presieduto da Roberto Manduzio.

Non appena Donadio, è arrivato in tribunale, ha chiesto ai giornalisti di non essere ripreso.

E' stato il pm Roberto Terzo a procedere con l'interrogatorio.

Donadio ha alzato più volte la voce in aula, protestando, ecco alcune delle dichiarazioni : "Perché mi continuate a fare queste domande", affermazione che ha costretto i giudici a sospendere l'udienza, per una decina di minuti.

                       Riprende l'interrogatorio

In seguito ripreso l'interrogatorio, dove si è cercato di chiarire il ruolo di Donadio, ritenuto a capo della cosca Casalese, trapiantata ad Eraclea, l'indagato ha risposto : "l'85% delle cose che dicevo non erano vere".
Riguardo alle minacce di morte che sono oggetto d'intercettazione, inserite nelle indagini durate circa 20 anni, Donadio ha replicato : "fossero state reali avremmo avuto una cinquantina di omicidi, 300 mila persone in ospedale ingessate, io sono fatto così, mi rapporto così, mi sono solo un po' vantato".

Affermazione a cui ha replicato il pm Terzo, sull'affidabilità delle dichiarazioni dell'imputato, che con una risposta secca ha replicato : "se fosse stato intercettato lei per 20 anni, chissà cosa avremmo sentito, ora sto dicendo la verità".

                                    Sulla droga

Tra i temi trattati anche quello sulla droga, a cui è conseguita la seguente dichiarazione del presunto boss : "sono sempre stato contrario allo spaccio di droga", in merito ai rapporti con il pusher albanese anche lui a processo, Donadio ha risposto che il pusher aveva un debito di gioco con lui, di circa 30 mila euro, per questo motivo aveva contattato un altro spacciatore, non coinvolto nel processo, affinché facesse lavorare il pusher suo debitore, per rientrare dei soldi, anche se si trattava di proventi illeciti, aggiungendo "cercavo di mettere accordo tra le persone, non ho mai fatto del male a nessuno".

La prossima settimana si tornerà in aula, per la prosecuzione del processo.

Il collegio difensivo è composto dai seguenti avvocati : Giuseppe Brollo, Giuseppe Stellato, Antonio Sforza, Emanuele Fragrasso, Porta, Gentilini, Alberini, Stefania Pattarello.

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