Roma 27 Novembre 2021, un C.a.f. romano, reclutava ragazze dalla Moldavia, che volevano lavorare in Italia, e le smistava nelle varie regioni, questo è quanto emerge dalle indagini della Polizia di Stato.
Le indagini sono iniziate a Settembre del 2018, quando una ragazza moldava aveva denunciato di aver subito molestie sessuali, da parte di un uomo presso il quale lavorava come badante e colf.
La donna ha raccontato l'iter che aveva seguito per ottenere il lavoro in Italia, tramite un sito internet moldavo, in cui vi era un contatto cellulare, (utenza italiana), e di come un connazionale, le aveva offerto un lavoro in Italia, come badante o cameriera dietro compenso in denaro.
Così dopo aver accettato la ragazza ha seguito le indicazioni fornitele dal contatto telefonico, prendendo un pullman, è arrivata a Roma, dove è stata condotta presso il C.A.F incriminato, dopo aver pagato il prezzo pattuito per il viaggio e l'intermediazione lavorativa, ha atteso di essere collocata presso un datore di lavoro, lo stesso uomo, che la ragazza ha accusato di molestie sessuali, residente presso un'abitazione sita nella periferia della città.
L'uomo a quanto pare le proponeva regali in cambio di favori sessuali.
Cinque le persone di varie regioni italiane, coinvolte a vario titolo, nelle indagini.
Dalle indagini sono emersi, numerosi ingressi in Italia da parte di stranieri che utilizzavano un visto turistico valido per tre mesi, e che poi venivano avviati al lavoro sotto la copertura di un contratto "alla pari".
Le indagini sono durate 3 anni, ed hanno accertato il sodalizio criminale capeggiato da un 74enne, e composto da 14 persone che si adoperavano come intermediatori e fornitori di manodopera straniera, favorendo così l'ingresso irregolare in Italia, destinando gli stranieri ai lavori di badante, colf, bracciante agricolo. operai, anche in condizioni di sfruttamento.
Il mercato illecito veniva alimentato tramite siti internet e contatti telefonici, a cui seguiva poi lo stesso iter il viaggio in pullman, l'ingresso in Italia, il trasporto al C.A.F. e poi il reclutamento.
I lavoratori venivano registrati ad una fantomatica associazione umanitaria, e dopo aver versato 350 euro, venivano sistemati in un alloggio temporaneo, in attesa di essere collocati presso i datori di lavoro italiani.
Una volta sistemati presso il datore di lavoro, venivano coperti dall'associazione criminale per tutta la permanenza illegale sul territorio italiano.