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La notte degli Oscar l’ha vinto “La storia di un piccolo seme”. Regista sconosciuto. Protagonista senza nome. Produttori indipendenti: un popolo in cammino.
Nessuno se l’aspettava. Tra i colossi hollywoodiani, gli effetti speciali, le storie che esplodono sul grande schermo, ha vinto un film minuto, silenzioso, quasi timido. Un film che inizia con una cosa che nessuno nota: un seme che cade a terra.
La critica l’ha definito “l’opera più sovversiva dell’anno”. Non perché gridi, ma perché mostra ciò che tutti dimenticano: che la libertà non nasce dai potenti, ma da ciò che è piccolo, fragile, paziente.
Il regista — sconosciuto, schivo, quasi invisibile — è salito sul palco con le mani che tremavano. Ha detto solo questo:
“Ho raccontato la storia di un seme perché un seme non ha paura del buio. Ci entra. Lo attraversa. E da lì comincia.”
È stato il discorso più lungo che abbia mai fatto. Poi ha guardato la platea e ha aggiunto: “Questo premio non è mio. È di chi continua a mettere radici anche quando il mondo gli dice di smettere.”
E là, in platea, il vero protagonista del film — un popolo in cammino — ha ricevuto una standing ovation.
Un popolo che non ha un nome solo: sono quelli che non rinunciano, quelli che si rialzano, quelli che rifiutano l’idea che la libertà sia un privilegio. Sono uomini e donne che hanno capito una cosa semplice e immensa: che la libertà non si eredita, si conquista. E si riconquista ogni giorno.
Il premio della critica è andato proprio a loro: a chi cammina, a chi non si inginocchia davanti alla paura, a chi non si lascia comprare dal rumore, a chi resiste con la forza tranquilla delle cose vere.
In questa edizione degli Oscar, tra luci, applausi e tappeti rossi, la statuetta più luminosa non è andata a un attore, né a uno studio cinematografico.
È andata a un seme. A ciò che nasce piccolo. A ciò che cresce nel silenzio. A ciò che nessuno vede, ma che un giorno, inevitabilmente, apre la terra.
E forse era destino. Perché le storie che cambiano il mondo non arrivano mai dall’alto. Arrivano da ciò che è nascosto, umile, ostinato.
Come un seme. Come un popolo che cammina. Come la libertà che non accetta padroni.
Tratto da Voce delle soglie pagina Facebook fondata dal Dottore Carlo D'Angelo Psicologo e Psicoterapeuta.