Una vita senza Virus non è degna di essere vissuta

Una vita senza Virus non è degna di essere vissuta
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Comprendere come la vita sia capace di arrestarsi in un ignoto momento non ha mai messo in difficoltà l’essere umano. Ciò che più lo spaventa invece, è pensare che dopo una piccola battuta d’arresto, rapida ed eterna, il Mondo possa continuare a volteggiare intorno al Sole, quasi ignaro di tutto quello che succede al suo interno. Per natura l’uomo ha continuato a rifugiarsi dietro svariate credenze, convinto che, nascondendosi dal problema, a sua volta il problema sarebbe svanito. Forse è stata anche una tecnica vantaggiosa, ma prima o poi, come per tutte le faccende belle o brutte, arriverà il momento del confronto. Se un anno fa un uomo avesse saputo che a breve avrebbe avuto il potere di guardare il Mondo roteare, ma di vedere ferma la sua vita, sicuramente avrebbe considerato la notizia come un racconto di fantascienza. Com’è possibile morire e allo stesso tempo staccare, giorno dopo giorno, le pagine dal calendario?

Per antonomasia la parola “virus” è sinonimo di morte, di arresto o di sconfitta. E chi più dell’uomo può testimoniare questa credenza (visto e considerato che nasce dal profondo della nostra anima), in particolare in questo ultimo periodo di terrore e debolezza. Un anno sotto il proprio tetto, un anno lontano dalla solita e monotona routine, che ci ha sempre tenuti occupati, è stato come un anno perso. Un lungo anno di sacrificio dove davvero, idealmente, la vita di tutti gli uomini si è fermata. Come se ognuno di noi, solo nel proprio metro quadro di Terra, si fosse ritrovato intrappolato in una teca di vetro: e l’orologio biologico continuava, furiosamente, a proseguire il suo cammino, ma noi restavamo immobili. Così come il cuore, padrone della vita, continuò a inebriare i nostri tessuti con la sacra linfa purpurea, allo stesso modo il tempo deliziava il nostro udito con l’incessante ticchettio delle sue lance, per niente disposte a prendersi una pausa dal loro duro e incessante lavoro.

In una situazione di pericolo e sconforto, come quella che ogni giorno ci attende al di fuori delle nostre porte, la mente umana spesso non è in grado di scovare un lato positivo delle cose, una piccola scintilla dalla quale possa nascere un bagliore di speranza. Come biasimare un povero animo annientato nel profondo e frantumato in mille pezzi! E certamente non è facile vedere sempre  un’onda di bene in un oceano di male! Ma sta proprio qui l’eleganza dell’umanità, nascosta dietro il disordine e il caos! Forse il nostro più crudele nemico ha lasciato una ferita molto profonda sulla Terra, ma inconsciamente ha spinto tutti noi verso una strada da tempo abbandonata e dimenticata…

Dal più piccolo al più grande, dal più forte al più debole, dal più spensierato al più preoccupato, ognuno di noi si è lasciato trasportare, per inerzia, verso la strada delle piccole cose. Sotto il nostro tetto abbiamo pensato e ragionato, abbiamo pianto, siamo stati vittime della paura e dello sconforto, dell’abbandono e della solitudine, ma ognuno di noi è stato in grado di trovare rifugio nelle piccole cose, proprio quelle che spesso si dimenticano, proprio perché sono piccole. Addormentarci in una società esuberante e svegliarci in una semplice famiglia è stato il nostro destino. Anche il più scettico saprà riconoscere che nel bene o nel male, eravamo destinati a riscoprire quelle piccole cose che troppo spesso sono state viste come scontate, quasi basilari, ma non sempre presenti.

Un pescatore che sfida il mare sa perfettamente che davanti a una tempesta non bisogna mai navigare verso riva, ma con costanza e prepotenza, si procede per la rotta prescelta. E nonostante la piccola imbarcazione in legno non sia pronta ad affrontare l’esuberanza della burrasca, il vecchio marinaio getta la rete e lavora, fatica, piange, combatte e rischia, ma mai demorde. Ed ecco che alla fine dell’Inferno, quando il vento diventa più magnanimo, il pescatore è pronto a vedere i successi della sua battaglia. Ma ahimè, combattere con coraggio il duro avversario ha portato a galla solo due piccoli pesci, abbastanza per poter risanare la fatica e lo sforzo, ma insufficienti per arricchirsi. Eppure il vecchio pescatore, con la camicia sbottonata e le maniche ripiegate, continua a remare verso casa con il sorriso sulla faccia. Sa che non potrà mai avere la meglio sul suo nemico, sa che non potrà mai guadagnare tanto da uno sforzo così grande, ma è contento: perché in quei due pesci, il pescatore, ha riscoperto il valore delle piccole cose…

Endriuw

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