Un NOME, UNA PROMESSA: VIOLA VALSECCHI!

Un NOME, UNA PROMESSA: VIOLA VALSECCHI!
}}

E' con sommo piacere che presento in questo articolo Viola Valsecchi .

In un mondo, ormai, dove i giornali ei canali televisivi, trasmettono notizie solamente di violenze e azioni deplorevoli perpetuate da giovani, molti anche in età adolescenziale, è un piacere sapere che esistano ancora giovani come la ns intervistata.

Come diversamente giovane, anche se non sono ancora entrata nel ruolo interpretativo neanche mentalmente, devo inizialmente fare i complimenti ai genitori. Ed anche a Viola per avere assimilato i loro insegnamenti iniziali

VIOLA VALSECCHI è nativa di Cernusco Lombardone , HA SOLO VENT'ANNI!

Diplomata in violoncello , è prossima alla laurea in Prassi esecutive dei repertori del violoncello, sotto la guida del M° Christian Bellisario.


Viola, ci racconta un po' della sua infanzia??

Nasco da una famiglia che non si è mai occupata di musica. Mia madre insegna presso la scuola steineriana Kore , mio ​​padre è tecnico televisivo presso la sede di Telenova .


Quando è nata la sua passione per la musica???

La mia passione per la musica è nata a 4 anni quando chiesi a mia madre di poter iniziare a studiare il violino .

Lei mi disse che era ancora troppo presto e posticipò il mio inizio. A 7 anni imparai a leggere le note e vidi fuori da una scuola di musica il cartellone che indicava la possibilità di provare violino e violoncello.

Provai prima il violoncello e poi il violino.

Mia madre mi chiese quale strumento mi fosse piaciuto maggiormente e io risposi: Il violino mi ha fatto male alla testa, il violoncello mi ha fatto vibrare la pancia .

Da lì iniziò il mio amore incondizionato per questo strumento.


Quali studi ha seguito??

Ho frequentato la scuola steineriana Kore a Barzanò . Contemporaneamente al mio percorso scolastico , ho intrapreso lo studio del violoncello presso la scuola Suzuki Arché di Osnago con Martina Rudic. A 14 anni ho iniziato il percorso liceale presso il liceo Zucchi di Monz a con Claudio Frigerio . A 16 anni mi sono trasferita a Milano o per studiare al Conservatorio G. Verdi , sotto la guida del M° Christian Bellisario , con il quale tutt'ora seguo il terzo anno del corso di laurea triennale in prassi esecutive dei repertori del violoncello.


Viola Valsecchi insegna Violoncello. Ci racconta il suo metodo di insegnamento??

Parlare del mio metodo di insegnamento non è semplice : inizio ad avvicinare il bambino allo strumento raccontandogli una storia inventata da me che possa portarlo incontro attraverso immagini , la costruzione del violoncello e la costruzione del percorso che intraprenderemo insieme, attraverso figurazioni di salite (sforzi e fatiche che un bambino può incontrare) contrapposte a visioni di intere vallate che simboleggiano il raggiungimento dell'obbiettivo.

Ho una visione antropologica del bambino che si può facilmente ricondurre alla visione steineriana. Il bambino, in sè, è diviso in 3 parti: la parte razionale del pensiero, la parte del sentire e la parte più bassa dell'istinto.

Ogni bambino in crescita è in un percorso per lo sviluppo consapevole dell'io che raggiunge in età matura.

Per una sana crescita , l'insegnante ha il compito di mettere in equilibrio queste tre parti costituenti del bambino, senza che in esso ci sia un prevalere di una o dell'altra.

Per questo, prima di assegnare uno strumento ad un bambino, lo osservo e noto le sue caratteristiche

Per fornire un esempio del concetto poco semplice: se un bambino presenta tante caratteristiche che lo riconducono all'elemento dell'aria (elemento razionale secondo la visione Steineriana) si cerca di consigliare uno strumento che possa portarlo nel sentire e nel volere: il violoncello , ad esempio. poiché vedendo in sè lo strumento ci si accorge che è posizionato della parte inferiore dell'uomo ed è ancorato alla terra.

Questo al bambino fa bene per trovare un equilibrio tra le parti importanti per la sua crescita .

Solitamente, quando un bambino intraprende il suo cammino con lo strumento, escono, poi, alla luce tutte le caratteristiche che da una prima osservazione non si possono vedere.

L'impresa che il docente dovrebbe affrontare sarebbe, dunque, cercare di capire come portargli incontro lo studio dello strumento: oltre ad essere un'arte. per me è riconducibile uno scopo terapeutico per qualsiasi tipo di bambino.

Un altro esempio che vorrei fornire : qualora un bambino fosse troppo aggrappato all'elemento razionale , sempre rifacendoci alla visione steineriana , e quindi all'elemento dell'aria , prima di iniziare la lezione gli farei svolgere degli esercizi tecnici: τέχνη=saper operare che , lo aiutino a canalizzare questo temperamento , conducendolo a qualcosa che possa riportarlo in una dimensione terrena .

Il mio metodo viene diviso in 3 fasi molto importanti :

Prima fase: Il primo approccio non è volto alla lettura delle note , ma bensì all'interiorizzazione della musica e del suono , attraverso l'imitazione dell'insegnante e la memoria . Questo stimola nel bambino musicalità e capacità mnemoniche .

Esempio : trovo molto utili giochi per la consapevolezza dell'arco e della scala musicale variando ritmi con diversi modi di eseguirla .

Seconda fase : Nella seconda fase il bambino ha più consapevolezza dello strumento, quindi inizia un primo approccio alla teoria musicale: legge le note ma si esclude ancora il ritmo che rimane ancora fervido nella memoria e nell'istinto perché , essendo una parte razionale nel bambino , ha bisogno di più tempo per portarlo fuori dall' istinto .

Terza fase : Il bambino , arrivato a questo punto, ha già una consapevolezza degli elementi costitutivi , quindi si inizia ad approfondire lo studio del violoncello , anche tuffandosi nel repertorio violoncellistico .

Infine ci terrei ad esporre la mia visione del rapporto bambino-insegnante-genitore .

Vedo questo rapporto come un triangolo : al vertice il bambino e agli angoli il genitore e l'insegnante .

Tutti insieme lavorano per la crescita del bambino . Il genitore, dunque, nella relazione avrà un ruolo estremamente importante , poiché porterà avanti in ambito familiare il percorso del bambino , non sostituendo l'insegnante , bensì essendo parte di stimolo a casa .

Ogni individuo , per Suzuki , deve nutrirsi della forza e delle energie vitali presenti nei brani dei grandi compositori. Ciò vale per ciascuno di noi , ma Suzuki invitava , in modo particolare tutti i genitori e gli insegnanti ad offrire ai bambini tale nutrimento , perché loro sono proprio in quella fase della vita di crescita e formazione del corpo, della mente e dello spirito che determinerà il loro futuro . ( D. Cutrì, “Crescere Suonando”. Pedagogia Musicale. 2004 )


Concerti??

Non mancano, ovviamente, nel mio storico concerti tenuti in orchestra e collaborazioni orchestrali di vario genere , tra queste si citano: AYSO Orchestra, Orchestra PYO, Orchestra sinfonica del Lario, i Solisti Euterpe.

Ho collaborato per due anni con il gruppo teatrale Architetti delle parole , improntato sulla lettura di brani voltosi alla riflessione sul sociale, tra i vari argomenti anche mafia, foibe, massacri in Valtellina, Shoah ed altri.

Già da subito ho avuto la possibilità di esibirmi in ambito solistico e cameristico .

Ho avuto modo di suonare in sale come: sede Unesco di Parigi, Teatro Petruzzelli di Bari, sala G. Verdi di Milano, Biblioteca della Pinacoteca di Brera di Milano, sala Puccini di Milano, Teatro Valle di Roma, Kursaal Teatro di Bari, Teatro V. Alfieri Asti, teatro Roma Ostuni, Teatro Manzoni di Monza, teatro G. Rossini di Ossario, Teatro san Teodoro di Cantù.


Quali consigli sente di dare ai giovani che intraprendono lo studio della musica ?

Mi ergerei su un pulpito se spartissi consigli a giovani come me. Mi sento , dal cuore, di portare uno spunto di riflessione ai genitori che intendono intraprendere questo tipo di percorso con loro figlio/a: intraprendere questo cammino, per un genitore e per un allievo, non deve essere oggetto di ambizioni che, talvolta , rasentano l'egoismo ed inducono alla competizione. È importante, bensì, che il genitore in primis si renda conto dei benefici che il bambino trae dal percorso che sta vivendo . È necessario ricordarsi che lo studio di uno strumento non deve essere oggetto della soddisfazione delle proprie aspettative , ma deve essere un momento di crescita con il bambino e una riscoperta dello stesso .

Infine, personalmente credo che la scelta dello strumento del figlio debba prescindere da fattori di popolarità: il bambino interiormente sente le proprie necessità, saranno queste a consigliargli l' o strumento che più gli si possa addire.


Gioia Logiri

Dalla stessa Categoria