Trieste 21 Settembre, il candidato sindaco di Trieste Ugo Rossi, appartenente al Movimento 3V, è stato arrestato dai carabinieri, per aver difeso due cittadini, che rifiutavano di indossare la mascherina, davanti alle poste di viale Sanzio, nel rione di San Giovanni a Trieste.
Il candidato sindaco non solo è stato arrestato, e addirittura messo a terra e trattato come il peggiore dei criminali, ma la violenza inaudita esercitata dalle forze dell'ordine sembra davvero spropositata, seppur fosse vero che il candidato, secondo alcune fonti, si sia rifiutato di mostrare i documenti.
Come si apprende da alcune notizie, Ugo Rossi, avrebbe anche avuto un malore mentre si trovava in caserma, dopo l'arresto.
La pagina Facebook di "Fuochi di Resistenza: cittadini liberi", oltre ad aver pubblicato il video shock dell'arresto, commenta così l'accaduto : “Il comitato spontaneo apartitico “Costituzione in Azione” condanna la violenza esercitata dalle presunte Forze dell’Ordine ai danni di qualsiasi cittadino si comporti in modo pacifico. La disobbedienza civile, soprattutto nei confronti di quelle norme e regolamenti che contrastano la Carta Costituzionale e i Diritti Universali dell’Uomo è un DIRITTO che non può e non deve essere represso con la violenza. Nonostante l’estraneità dalla propaganda e corsa politica, “Costituzione in Azione” denuncia l’aggravante della discriminazione politica ai danni di un cittadino che si è anche candidato al ruolo di Sindaco per la città di Trieste.”
Ora il candidato Ugo Rossi verrà processato per direttissima, domani 23 Settembre,
Intanto oggi durante una diretta Facebook il candidato, ha raccontato la sua versione: “Sono sfinito, un po’ acciaccato ma non mollo, continuo a portare avanti questa battaglia per la libertà dell’umanità, non dobbiamo cedere di un passo”.
“Ero appena stato all’asilo a supporto dei genitori alle prese con l’obbligo del green pass, quando mi ha chiamato la nostra capolista Brunella Carlini, una grandissima donna che da anni porta avanti un lavoro immane a Trieste".
"Mi ha detto che era in posta, che gli era caduta la mascherina, che faceva fatica a respirare e che il direttore aveva chiamato i carabinieri perché lei non voleva tirarla su”.
“Io, che stavo andando a lavorare, ho deciso di fare un salto a vedere cosa stavano succedendo".
"Quando sono arrivato con Brunella c’era il suo compagno, poi c’erano due gazzelle dei carabinieri e due volanti della polizia, ma la situazione era abbastanza tranquilla".
"La situazione è degenerata dopo l’arrivo di altre cinque gazzelle dei carabinieri".
"Un militare ha chiesto al compagno di Brunella di indossare la mascherina nonostante fossimo all’aperto e a distanza".
"Chi era lì ha cominciato a chiedere per quale motivo doveva indossarla…”.
“Un carabiniere mi ha chiesto cosa stessi riprendendo, ho risposto che ero in collegamento e che mi stavo autoriprendendo in diretta".
"Voleva entrare nella mia ripresa (ho capito che voleva vietarmi la pubblicazione per questione di privacy), a quel punto ho avvicinato il telefono al mio petto per cercare di non inquadrarlo, ma mi stava sempre più vicino".
"A quel punto il primo carabiniere che si era rivolto al compagno di Brunella viene da me e mi chiede le generalità che avevo già fornito prima alla polizia”.
“Volevano a tutti i costi che consegnassi loro i documenti e mi ha spiegato che siccome non volevo dar loro i documenti mi avrebbero portato in caserma".
"A quel punto, ho urlato le mie generalità al megafono”.
“A quel punto scoppia una scena da moviola calcistica: il carabiniere fa un fallo di simulazione dicendo che gli avevo rotto il timpano e chiedendo ai colleghi di chiamare l'ambulanza.
"Io non volevo essere portato in caserma per un abuso".
"Quindi, ho resistito, ma non ho commesso alcuna violenza".
"Anzi, avevo chiesto di essere portato via dalla Digos, visto che ero là. Ma la zona era sotto la giurisdizione dei carabinieri".
"Quindi mi hanno fatto scendere dalla macchina della Digos per portarmi nella loro macchina".
"La situazione è poi degenerata”.
A che punto siamo arrivati davvero disdicevole.