Ren Hang e i suoi nudi.

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La censura ipocrita (anche in Italia) soprattutto del corpo femminile.
“Non ho mai percepito la nudità come qualcosa di importante da catturare, penso semplicemente che sia più affascinante e naturale”.

Ren Hang è stato un artista fotografo cinese che nella sua breve vita ha sperimentato su se stesso gli effetti della censura. Hang nelle sue foto ritraeva spesso nudi soprattutto femminili, esprimendo attraverso questi
la potenza della libertà, della natura e anche quanto essa sia in grado di mettere in crisi interi sistemi basati su valori politici e morali molto risalenti.

Farsi spazio in una società, quella cinese in questo caso, che imprigiona i corpi (cosa che è successa più volte allo stesso Hang) significa confrontarsi quotidianamente con una censura sistematica che impedisce ai
corpi ma soprattutto alle menti di essere liberi/e di mostrarsi per ciò che sono.


Il lavoro dell’artista, però, si è esteso a macchia d’olio in Cina fino ad arrivare in Europa dove è stato esposto più volte in vita e postumo, a dimostrazione che regole, divieti e punizioni non possono fermare né
arte né natura.

Ren Hang è insomma un esempio lampante di quanto la censura sia inefficace e più volte applicata ingiustamente. E’ certo importante ricordare che i limiti della censura variano da paese a paese e quindi, parlando dell’Italia, avete mai provato a pubblicare un nudo su Instagram? Se sì, avete provato sia con un nudo maschile che  con uno femminile?

Se decideste di farlo, notereste subito la differenza di tolleranza. Ad esempio, i capezzoli maschili non sono da censurare a differenza di quelli femminili. E’un piccolo dettaglio che però evidenzia uno dei grandi “difetti” della nostra società e non solo: la sessualizzazione del corpo femminile.


Questa “pratica” è talmente radicata che è per noi spontaneo pensare che una donna che mostra il seno lo faccia per provocare, in senso erotico. Ciò che però non viene preso in considerazione, cosa che invece dovrebbe essere punto cardine di una legge sulla censura, è l’INTENTO.

Non si può censurare una provocazione volta a scatenare una riflessione su un tema per cui è giusto creare dibattito pubblico o addirittura politico.

La sessualizzazione dei corpi, e non solo, porta inevitabilmente le donne a non godere degli stessi diritti di un uomo, come possiamo ben vedere da un così “banale” esempio, o all'uomo pensare che sia normale prendersi libertà che invece non hanno.


Tra l’altro, impedire che si crei un dibattito non è per niente democratico.

Non essere democratici in una repubblica socialista e comunista forse è consuetudine ma di certo non lo è in una repubblica democratica.


Il pensiero sorge quindi spontaneo: sarebbe giusto esentare l’arte dalle regole della censura o applicare all’ambito artistico un tipo di censura basata sull’intento e non sull’apparenza eliminando così il più possibile l’impatto deleterio che possono avere su essa i governi e la storia in generale?

Ren Hang, e come lui tanti altri, di sicuro avrebbe apprezzato.

NOEMI STABILE

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