Il Regime Forfettario. Panacea degli obblighi fiscali?

Il Regime Forfettario. Panacea degli obblighi fiscali?
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L’Italia non è solo il paese di santi, poeti e navigatori, ma, almeno, come sembrerebbe dai dati delle CCIA anche di tantissimi piccoli imprenditori/professionisti.

Nella nostra nazione infatti c’è un numero considerevole di piccole e medie imprese che opera sul territorio con un’abnegazione tale da alimentare l’indotto economico a beneficio quantomeno di un circoscritto tessuto sociale. Alcune aziende nate in passato come startup oggi si sono ritagliate un posto di rilievo offrendo servizi ad altre imprese satelliti  creando opportunità di impiego.

I dati delle Agenzie delle Entrate e Camere di Commercio registrano ogni anno un aumento significativo di giovani persone che esprimono la volontà di diventare imprenditori commerciali, probabilmente il motivo di questo trend sta nella difficoltà per i giovani di collocarsi nel mondo del lavoro da dipendenti o magari si ha l’attitudine e una vision da perseguire l’obiettivo di diventare un professionista di grido nel proprio settore. Sta di fatto che l’agognato posto fisso è difficile da conquistare e per molti rappresenta una chimera.

Clientelismo e nepotismo scoraggiano i giovani, i quali preferiscono rimboccarsi le maniche ed aggredire la carriera come liberi professionisti ed imprenditori.

Lo Stato Italiano facendosi carico di questo problema ed incentivare la libera iniziativa consiglia a chi voglia intraprendere un’attività autonoma un regime contabile in particolare, l’ex regime dei minimi, oggi conosciuto come regime forfettario introdotto anni fa dal Governo Monti.

Questo tipo di regime offre l’opportunità al neo imprenditore o libero professionista che non dispone di adeguate garanzie di impiantare un’attività con un basso impiego di risorse monetarie e se vogliamo con un rischio d’impresa controllato.

Pagare inizialmente un’imposta  sostitutiva del 15 % anzichè al 23% nel range di reddito del primo scaglione IRPEF , da zero a quindicimila euro, sembrerebbe una buona soluzione tale da spronare i giovani alla libera professione, ovviamente bisogna rientrare ampiamente nei requisiti.

Rispetto al vecchio regime, decade l’obbligo dell’età massima di trentacinque anni che rappresentava un primo paletto per accedervi, mentre rimane l’obbligo di avviare una nuova attività che non sia la prosecuzione di una svolta in precedenza.

Il limite del fatturato varia a seconda dall’attività scelta, in base all’assegnazione del codice ATECO e non più al volume d’affari di trentamila euro /anno solare.

Riguardo al versamento degli oneri sociali, i contributi INPS  sono proporzionali al reddito e non vi si è più soggetti come in passato all’obbligo di esborso di circa tremila euro annui di costi fissi, mentre gli investimenti in beni strumentali relativi all’anno di imposta precedente non devono superare ventimila euro, inoltre si potrà avvalersi del personale con un esborso del salario non superiore a cinquemila euro ed ovviamente avere la propria residenza fiscale nel territorio italiano.

Il vero vantaggio per i neofiti imprenditori e professionisti è che nei primi anni di attività non saranno soggetti ad iva, irap, addizionali comunali, regionali, studi di settore e non saranno quindi obbligati ad effettuare comunicazioni, dichiarazioni ed il tutto si assolverà con un’aliquota fissa al 15% come imposta sostitutiva.

Un buon regime per far ripartire l’Italia.

Bruno Carella

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