L’ex chiesetta di Santa Maria Assunta di Via Roma 19 di Cassina de’ Pecchi, ha ospitato un incontro pubblico, dedicato al Pret de Retenà, in occasione dell’ottantesimo anniversario della morte.
Don Giuseppe Gervasini, nativo di S. Ambrogio Olona, in provincia di Varese, ha preso il nome di Pret de Retenà, da Retenate, frazione del comune di Vignate, dove ha vissuto ed ha officiato dal 1897 al 1901
Solo quattro anni, ma determinanti perché la sua figura si impermeassedi un alone di leggenda, religione, ed esoterismo.
La sua storia inizia con il trasferimento, sin da piccolo, insieme ai suoi genitori, a Milano, all'Isola, zona Garibaldi, all’epoca malfamato quartiere milanese. Già da bambino dimostra una viva intelligenza, che ha poi spinto i suoi genitori a compiere sacrifici per farlo studiare a Varese al collegio-convitto C. Colombo,
Dopo la morte del padre, per assecondare il desiderio del figlio, la madre, lo iscrive al collegio di Valdocco, tornato in Lombardia, frequenta i primi tre anni liceali a Monza, dopo la morte della madre, termina gli studi a Milano al seminario teologico di corso Venezia.
Ordinato sacerdote nel Duomo di Milano nel 1892, celebra la sua prima messa a Sant’Ambrogio Olona.
Lui è di modi spicci e spesso offensivi, rude con le donne, nel contempo, arricchisce la sua cultura leggendo senza sosta anche i testi di medicina, in particolare quelli della Scuola salernitana, per apprendere le tecniche da applicare alle guarigioni che fanno gridare il popolo al miracolo-
Diversi sono stati gli incarichi, come Coadiutore, prima di arrivare a Vignate, dapprima alla Parrocchia di Pogliano Milanese, l’anno seguente nella provincia di Como a Cabiate, in seguito a Milanoa San Vittore a Corpo, a Dergano,a Peregallo di Lesmo, ed infine a Retenate, frazione di Vignate, nella Cappellania dei Conti Greppi e qui rimane fino al 1901, dove inizia a diffondersi la sua leggenda di guaritore.
Il motivo che nel 1901 viene sospeso a divinis dal Cardinal Ferrari, arcivescovo di Milano su richiesta del Conte Greppi, viene rilevato in seguito: pare che al nobile che governa Retenate non piaccia l'appassionato sostegno che il prete regala alla folla.
Un anno dopo, Don Gervasini viene rintegrato nelle sue funzioni, ma nessuno lo viene a sapere, tanto che la sua richiesta di officiare messa gli viene negata, in un altro luogo, da un sacerdote. Presto si crea un alone misterioso, attorno a questa figura, ed una vera e propria venerazione che accompagna Don Gervasini ben oltre il 22 novembre del 1941, giorno della sua morte.
Del Prete di Retenate rimane un immagine di un taumaturgo: un guaritore di anime e di corpi umani, in un’epoca dove la figura del medico condotto si sta delineando: la popolazione, forse poco acculturata e senza denaro necessario per acquistare la medicina ufficiale, si affida alle sue cure, note per l’uso di erbe che fanno gridare al miracolo.
A detta e testimonianza guariva quelle malattie dove la medicina ufficiale falliva.
Una persona sanata da lui, prima della sua morte, per riconoscenza gli ha fatto dono di una piccola casa in Via Zoia, a Baggio, Milano, dove è morto, continuando fino alla fine ad operare , dopo aver ricevuto dall'Arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster, che lo conosceva e lo stimava, la benedizione
Ai suoi funerali ha partecipato una folla immensa, ed alcuni dei suoi estimatori, hanno aperto una sottoscrizione affinché gli fosse data sepoltura nel Cimitero Monumentale di Milano.
Seppellito al Monumentale, a stretto contatto con altri defunti, è stato necessario cambiargli posto: per via della moltitudine di persone che si recano in pellegrinaggio sulla sua tomba per regalare una preghiera a colui che li ha guariti da un malanno, o ha guarito un loro caro.
La Chiesa non ha mai accettato la tradizione popolare, secondo la quale Don Gervasini, come i santi canonizzati, sarebbe capace di compiere miracoli o di intercedere peressi, e nonostante il passare degli anni, questa sorta di culto, per molti permane.
“Non è casuale la scelta della Chiesa di Via Roma come luogo del simposio”, ha detto Francesco Cau, promotore del gruppo Amici di Don Gervasini. “E’ proprio in un’ampia corte interna, poco distante che Don Gervasini, lasciata Retenate, soggiornò “là sui lubbiun de la curt del Maggiun”, come riportato anche da Don Bruno Magnani, sacerdote tanto amato a Cassina, nel 1997 in un suo libro.
Le testimonianze raccolte ci danno ormai la certezza che Don Gervasini dicesse messa in questa chiesetta e qui incontrasse le persone che invocavano il suo aiuto, le sue guarigioni, i suoi miracoli”.
“Oggi, a 80 anni dalla sua morte, possiamo annoverare proprio Cassina de Pecchi”, conclude Cau, “tra i luoghi che ufficialmente possono essere accostati al nome di Don Giuseppe Gervasini, “El pret de Retenà tutt i mài i e fa scappà”.
Oltre a Francesco Cau e all’Arch. Emilio Dossena, proprietario della chiesetta, sono intervenuti anche la Dott.ssa Elisene Barbadoro, presidente della sezione locale dei Lions, Monica Lo Dato, presidente di Casa Filippide, il Dott. Raffaele Contini e Valentino Rencurosi.
Un particolare cenno storico va dato l’ex chiesetta di Santa Maria Assunta di Via Roma 19 di Cassina de’ Pecchi, edificata alla fine del sedicesimo secolo dai conti Pecchio, ceduta subito dopo ai monaci Celestini, ed ora proprietà privata dell’architetto Emilio Dossena.
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