LA CAPRONI VIZZOLA. ALFA E OMEGA di un’Epopea di Sergio Morelli.

LA CAPRONI VIZZOLA. ALFA E OMEGA di un’Epopea
               di Sergio Morelli.
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Sergio Morelli è l’autore di LA CAPRONI VIZZOLA. ALFA E OMEGA di un’Epopea, ma non è nuovo a queste esperienze: nel passato ha già scritto e pubblicato molti articoli e questo libro, dal testo definibile anche storico, ricco di fotografie d’epoca, è frutto di molteplici ricerche condotte su di una notevole mole di bibliografia specialistica.

Iniziamo tracciando brevemente il percorso di vita dell’autore dalla sua gioventù:

La passione per gli aerei e del volo sono stati sempre  presenti nella vita di Sergio Morelli: nativo di Milano, da giovane  si recava  frequentemente   in biciletta all’aeroporto Forlanini, per  aggrapparsi  alla rete perimetrale e  vedere da vicino i pochi aerei che decollavano ed atterravano:

erano gli anni ’50.

Avrebbe voluto diventare pilota, all’epoca del servizio militare: quando fece la visita medica al comando della Prima Zona Aerea, in piazza Novelli, molto vicino a casa sua, purtroppo gli trovarono un difetto labirintico che gli precluse la possibilità di essere selezionato.

Per rimanere vicino al mondo degli aerei decise di intraprendere studi di carattere aeronautico, e quindi si iscrisse ai corsi aeronautici dell’Istituto Feltrinelli. Nel 1963si diplomò con una buona votazione. Fu assunto in Siai Marchetti e destinato all’Ingegneria di Fabbricazione di Vergiate.

Qui rimase circa 10 anni.

Nel frattempo, dopo averne superato l’esame di ammissione, frequentò il biennio di ingegneria dell’Università di Pavia, in quanto non era previsto  l’obbligo di frequenza, escamotage che gli avrebbe poi consentito di iscriversi al terzo anno della facoltà di ingegneria aeronautica del Politecnico di Milano; ma ciò comportava la frequenza a tempo pieno e questo imponeva delle scelte.

All’epoca ci furono pressioni perché rinunciasse a quella scelta, prospettandogli possibilità di futura carriera.

E l’aria di Vergiate fece anche da Cupido: il suo primo innamoramento fu per una sua collega che sarebbe poi diventata sua moglie; il combinato delle due cose lo portò a rinunciare al percorso universitario. Scelta che si sarebbe ricordato nel tempo.

Nell’autunno del 1973fu assunto in Caproni nell’ambito degli Uffici di Produzione e nel tempo ebbe modo di fare una discreta carriera, nei ruoli di responsabile di produzione, partecipando anche nello svolgimento di programmi internazionali congiunti con Aeritalia.

Passando al momento attuale, scrivere questo libro, ha raccontato l’autore   si è rivelata una immane fatica.

Ho impiegato circa un anno per capire come partire e quando finalmente sono riuscito a definire una traccia   logica, univoca ed intorno alla quale aggregare dei testi, la forma ha cominciato delinearsi. Inoltre è occorso anche un anno intenso di ricerca documentale, incroci bibliografici e verifica di riscontri.

Molte opere hanno celebrato Gianni Caproni                                come il genio creatore di quella che durante la seconda guerra mondialeè stata la più grande realtà industriale aeronautica del tempo. Nel raccontare le alterne vicende si è parlato sempre di Taliedo, delle Reggiane di Reggio Emilia, della Caproni Trento o Predappio, o delle quaranta società del Gruppo Caproni; invece, l’intento dell’autore,è anche quello di narrare   Vizzolae la sua storia.

Vizzola 1912- G.Caproni ed i piloti della Scuola Caproni

Poiché Vizzola rappresenta involontariamente l’alfa e l’omega dell’epopea Caproni.

La storia della famiglia Caproni ha origine agli inizi del secolo scorso e il trimotore nel 1915 porta la ditta alla fama mondiale.

Dopo piu’ di settanta anni la storia di questa famiglia terminerà dove è nata.

Vizzola     1912-  G.Caproni ed i piloti della     Scuola Caproni

Ha sicuramente rappresentato anche la storia di moltissime famiglie del territorioper le quali quel nome:

Caproni, è ancora oggi un ricordo vivo.

Vizzola nel tempo ha avuto diverse dimensioni: officina di manutenzione ed anche scuola di volo, ma di fatto, ha sempre prodotto aeroplani: dal 1920 allafine della guerra, più di 700 aeroplani, molti modelliCaproni, ma maggiormente di altre aziende come Breda, Fiat, Saiman, Macchi, ed altre ancora.

E’ facile percepire, in alcuni capitoli del libro, il vissuto dell’epoca: le riparazioni dei caccia Macchi, il caso dei caccia Fabrizi o gli alianti del dopoguerra.

Molto nutrita la raccolta fotografica datata anni ’30 ed anche la raccolta precisa delle schede dei velivoli che furono costruiti o lavorati nelle sue officine, ed anche delle produzioni diverse del dopoguerra.

Non poteva naturalmente mancare la rappresentazione del Museo di Vizzola, nato negli anni ’60, sui pezzi dell’originario e prestigioso Museo di Taliedo del 1927, primo Museo storico aereonautico creato in Italia.

Non vanto un’esperienza storica e riferibile, continua l’autore, ma quella che ho maturato frequentando il mondo delle associazioni storiche come  GAVS-Gruppo Amici Velivoli Storici, HAG- Historical Aircraft Group Italy, Appassionati  Aeronautica-Malpensa, Frecce Tricolori sez. Borgomanero, Associazione Arma Aeronautica,  Gruppo Lavoratori Seniores Caproni, ed altre ancora.

Vizzola 1930- Linea di volo

Nel tempo ho scritto moltissimi articoli, frutto comunque di piccole ricerche, pubblicati nel tempo su  notiziari o riviste degli stessi. Questo mi ha dato la capacità di indirizzare le ricerche avvalendomi anche di un mio database,libri, manuali e articoli digitalizzati di oltre 15.000 files, e centinaia di libri cartacei “mirati”.

Vizzola     1930-  Linea di volo                

A conclusione un capitoletto narra l’esperienza vissuta da Morelli in azienda negli anni ’70, cercando di farnepercepire il colore e la varia umanità di quei tempi, nonché il contesto in cui la ditta operava.

Alla fine non poteva mancare un confronto con la  realtà della Vizzola di oggi, vestita da Volandia.

Penso di essere riuscito, ha proseguito l’autore, a dare una rappresentazione omogenea della realtà:

e posso dire che mi riconosco in questa rappresentazione.

Quando sono partito non conoscevo tutta la storia che mi è apparsa in seguito  nella sua dimensione e forma reale, ma man mano che approfondivo la ricerca.

Negli anni intorno al 1910, i primi velivoli che hanno volato nel mondo sono macchine assai precarie ed improbabili, realizzate in legno e tela, fragili e spesso non atte al volo.

Spartane, quasi senza strumenti di volo basilari, comunque senza freni ed altri elementi di manovra. Sicurezza … zero.

1929 - Caproni Ca 90 il più grande velivolo di quel tempo

1912-  Prototipo auto ad elica per la guerra di     Libia              

Ciò fu causa nei primi anni, ed in modo minore nel proseguo, di innumerevoli incidenti e morti.

Poi la progettazione man mano migliorò e con essa le tecniche di costruzione e quindi di volo.

Proseguendo negli anni la tendenza, fu poi quella di realizzare fusoliere in traliccio di tubi di acciaio saldati e di ali ed impennaggi di coda lignee, il tutto ricoperto da tela tesa ed impermeabilizzata.

Solo negli anni ’30 si incominciò a sviluppare la costruzione di macchine con struttura completamente metallica sempre ricoperta in tela. Strumentazioni base adeguate, freni, ammortizzatori, possibilità di sterzare.

Negli anni ’40 si iniziò’ a realizzare, in ritardo sul mondo americano, inglese e tedesco, velivoli completamente in lega leggera lavorante.

Il problema era da una parte culturale e dall’altro che la lavorazione tradizionale lignea costasse meno e richiedesse manodopera meno qualificata.

Noi non eravamo un’industria che si potesse chiamare tale e questo, abbinato alla carenza di mezzi e materiali, fu quello che ci fece perdere la 2° guerra mondiale.

In realtà, negli anni ’40 non avevamo migliorato molto su quello che era stato il ns trend vincente, e la quantità di velivoli prodotti nella seconda guerra mondiale fu sostanzialmente simile a quella della prima, ma era cambiato il mondo.

1921- il Caproni Ca 60 Transaereo da 100

Nel corso del 2° conflitto abbiamo prodotto in tre anni la metà degli aerei che gli americani da soli producevano in un mese. Mandammo al consapevole massacro stuoli di eroici nostri piloti.

1921-  il Caproni Ca 60 Transaereo  da 100 posti                

Gianni Caproni, il capostipite, era sicuramente unvalido progettista ed un imprenditore un po’ fuori schema, anche se la fama acquisita fu decisamente superiore ai risultati raggiunti.

Finita la seconda guerra mondiale il suo mondo si sgretolò ed il suo grande gruppo industriale finì in un tragico e disastroso fallimento, per crediti non riscossi nel tempo di guerra e per spostamenti di capitali tra le varie società del gruppo, forse troppo disinvolto.

1929 - Caproni Ca 90 il più grande velivolo di quel tempo

Rimasero i figli e due di questi, Giovanni ed Achille, negli anni ’60 entrarono nella Caproni Vizzola, unica superstite del disastro con l’idea di riportarla in ambito aeronautico. Erano delle brave persone, anche se un figlio finì processato per il fallimento della Vizzola, ma sicuramente non avevano la stoffa degli imprenditori.

1929 -  Caproni Ca 90 il più grande velivolo di     quel tempo                

A loro merito va ascritto l’aver fatto rientrare, anche se informa minore, la Vizzola come costruttrice di aeroplani.

L’unica che si è salvata per la concretezza della sua immagine e del suo ruolo è stata Maria Fede Caproni che con i suoi contatti e rapporti con tutto il mondo aeronautico ha mantenuto alto il rilevo della storia della famiglia.

Gli altri figli, maschi e femmine hanno avuto una storia più defilata.

Per il resto vale quanto da me descritto nel libro al capitolo “Fu tempo nostro”.

Negli anni 80 la Caproni fu assorbita da Agusta.

Il libro di 224 pagine e con 192 foto è reperibile, se qualcuno fosse interessato, fisicamente presso lo Store del Museo di Volandia, online: direttamente con l’editore “Gli Archivi Ritrovati”   https://www.gliarchiviritrovati.it

Gioia Logiri

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