IL DIAVOLO È D'INVERNO CON LA DEA ACQUASANTIERA

IL DIAVOLO È D'INVERNO CON LA DEA ACQUASANTIERA
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Il Punto sulla 19° Giornata del Campionato di calcio Serie A.

IL DIAVOLO È D'INVERNO CON LA DEA ACQUASANTIERA.

Dopo 10 anni il Milan è Campione d'inverno. Oggi come allora nel nome di Zlatan Ibrahimovic.

E se dobbiamo dirla tutta, il mezzo titolo è assolutamente meritato per la continuità espressa dalla squadra rossonera.

Ciò nonostante il titolo d'inverno sia arrivato in quella che forse è la peggior prestazione nel girone d'andata dei rossoneri: una sconfitta netta per 0-3 per mano di un'Atalanta straripante e devastante

Troppa Atalanta per un troppo piccolo Milan.

Un Milan che ha vissuto una giornata davvero sbilenca con una prestazione al di sotto delle aspettative. Assenze? Indubbiamente le assenze come quelle di Romagnoli, Calhanoglu e Bennacer, in partite come queste possono pesare. Però è da dire che chi li ha sostituiti non ha fatto meglio, è mancata più esperienza che qualità, come ha detto anche Ibra ai microfoni post partita. E quei sostituti (Tonali e Kalulu su tutti) dovranno crescere e migliorare. Poi se contiamo che Ibra stecca, Kessie che sfodera forse la sua peggior prestazione, Hernandez e Rebic (entrato a partita in corsa) non erano al top della condizione causa post-covid, allora significa che la serata è stata davvero storta. Di fatto ai nuovi acquisti va dato tempo, seppur a Pioli faccio un richiamo: perché Meitè dall'inizio in un ruolo non suo (non è un trequartista), lasciando in panchina Diaz? Che tra l'altro è stato il più "vivo" nella reazione inefficace dei rossoneri dopo il rigore dello 0-2.

Non è servito nemmeno il piacere di rivedere Marione Mandzukic in Serie A, solo 20 minuti per lui, di certo vista la condizione fisica è già tanto. Ma sicuramente si ritaglierà il suo spazio e sarà un tassello di esperienza in più. Pensare che il Milan aveva iniziato la gara anche col piglio giusto, la doppia occasione di Ibra, entrambe a lato nell'arco di 10 minuti. Poi è solo, soltanto Atalanta.

I Gasp-Boys sfoggiano una delle loro prestazioni migliori del loro ciclo, chiamerei anche "prestazione da Champions", come a Liverpool, come ad Amsterdam.

Non c'è più Gomez, di fatto il "10" lo fa Ilicic. E che 10.

Lo sloveno quando è in vena, è un lusso per gli occhi e per i palati fini degli amanti del calcio. Tutte le azioni pericolose dei bergamaschi partono dai suoi piedi: sua tutta l'azione del calcio d'angolo servendo Gosens che a sua volta con un cross perfetto incorna Romero che sbarazzandosi della marcatura di Kalulu insacca per il gol dello 0-1, dopodiché si procura e trasforma il rigore dello 0-2 e serve un passaggio raffinato Romero (altro migliore in campo per la Dea) che in contropiede a sua volta serve Zapata per il gol dello 0-3 che di fatto ha chiuso la partita più tante altre giocate di raffinate e di classe. Sono convinto che se c'era il pubblico, Josip Ilicic sarebbe uscito con una standing ovation.

L'Atalanta peraltro veniva da due pareggi incolori contro Genoa e Udinese. Il Gasp sapeva che questa era la partita del rilancio della "mola" e proprio nella partita che contava, ha ritrovato la sua verve, la sua brillantezza e la sua ferocia, oltre alla compattezza di squadra, l'ha ritrovata negli uomini chiave.

La Dea bergamasca ha surclassato i rossoneri sia sul piano tecnico e sia sul piano fisico.

Gianni Brera diceva: "Custodi d'un sogno concretato dal fuoco sul colle che scelse altra materna lupa."

Il Diavolo è d'inverno ma con un rinfresco dell'acquasanta tratta dalla tecnica calcistica della Dea, che ha spento almeno per ieri i bollori di un fuoco giovane e ardente come quello dei rossoneri, rifilando 3 schiaffi pesanti, come il risveglio di un sogno. Quest'Atalanta ora al quarto posto a pari punti con la Juve, a quota 36, sa di esserci e se avrà continuità, può dire la sua anche in ottica scudetto.

Ma il Milan, questo Milan, per il girone d'andata fatto, finito con il titolo d'inverno, merita soltanto applausi. Sfido chiunque a chi avrebbe scommesso un euro, sui rossoneri primi in classifica al giro di boa. Sicuramente in pochi, anzi, pochissimi.

Pioli alla conferenza stampa di Milan-Bologna del 20 Settembre 2020 disse: "Il nostro obiettivo è il quarto posto".

Indubbiamente è una squadra costruita per quello, che partiva per quell'obbiettivo, sa che stanno facendo anche meglio di quello che si può, ma sono lì con merito e continueranno a farlo ripartendo da qui, da questo titolo d'inverno, come una nuova linfa e pronta al riscatto, magari già col derby di Coppa Italia che arriva martedì. Ibra ha ragione, Il bello del calcio attuale è che si riscende subito in campo dopo 3 giorni e ne vedremo delle belle. Questo Milan al giro di boa, merita solo applausi.

Pagelle Milan - Atalanta:

Milan: Donnarumma: 5.5; Calabria: 5, Kalulu: 5 (57' Musacchio: 5), Kajer: 5.5, Hernandez: 5; Kessie: 4.5, Tonali: 5; Castillejo: 4.5 (70' Mandzukic: 5.5), Meite: 4 (46' Diaz: 6), Leao: 5 (70' Rebic: 5); Ibrahimovic: 5.

All.: Pioli: 5.

Atalanta: Gollini: 6.5; Toloi: 6.5, Romero: 8, Djimsiti: 6.5 (90' Caldara: sv); Hateboer: 7.5 (67' Maehle: 6); De Roon: 6.5, Freuler: 6.5; Gosens: 7 (90' Palomino: sv); Pessina: 7.5 (90' Malinovski: sv), Ilicic: 8.5 (82' Muriel: sv.); Zapata: 7.

All: Gasperini: 8.

I rossoneri pertanto per il raggiungimento del titolo d'inverno, devono però ringraziare un'altra squadra: l'Udinese.

I friulani imbrigliano e fermano l'Inter sullo 0-0.

Passo indietro per la squadra di Conte rispetto alla partita impeccabile fatta contro la Juventus di 7 giorni fa.

La squadra nerazzurra è apparsa nervosa, tanto nervosa e poco lucida, mancando di determinazione e ferocia. Sbagliando occasioni, anche nitide nell'ultimo passaggio. Certamente Musso è stato il migliore in campo, strepitosa la parata su Lautaro al '24 minuto.

L'Inter a Udine è tornata a mostrare i suoi limiti.

Quei limiti dovuti alla discontinuità di prestazioni di alcuni dei suoi elementi tra i quali Vidal (su tutti a Udine peggiore in campo), Brozovic e anche di Lautaro tanto forte quanto incompiuto ad oggi, sue le migliori occasioni sprecate, così come a Roma. Del Toro questione fisica non direi, mentale sicuramente. E sappiamo che all'Inter mancano praticamente le riserve vere di Lautaro e Lukaku. Sanchez è fragile, Perisic è irritante, nonostante ciò sono comunque due mezze punte. E ieri ha steccato di gran lunga anche Hakimi, isterico e mai preciso nei passaggi finali.

La squadra friulana ha retto bene, ricopiando in parte l'ottima prestazione sfoggiata contro l'Atalanta nel recupero giocato mercoledì scorso. La classifica dei friulani piange ancora e sapevamo che Gotti era sulla graticola, ma questi due bei pareggi serviranno alla squadra friulana di dare un po di autostima.

Conte deve fare due conti:

L'Inter ha chiuso il girone d'andata con 41 punti su 57 disponibili, non di certo una quota scudetto e totalizzato solo 5 punti nelle ultime 4 partite, al netto della grande vittoria contro la Juventus, che d'accordo può valere doppio, ma non basta ancora.

E come se non bastasse Conte si fa cacciare inutilmente da Maresca (discutibile la sua gestione della gara e dei cartellini) con tanto di lite all'interno del tunnel.

Sì, l'Inter era nervosa e tesa, sapeva già in campo con il risultato in contemporanea di Milano, sapeva che stava fallendo un'altra grande occasione per agganciare il Milan e portarsi il titolo d'inverno che in virtù della differenza reti sarebbe stata dei nerazzurri e di fatti così il Milan ringrazia.

Per Conte servirà un girone di ritorno da vera Inter soprattutto mentalmente per esser decisiva quanto conta, per le partite che contano.

Chi ha approfittato della doppia fermata milanese è stata sicuramente la Juventus.

I bianconeri rinvigoriti dalla vittoria in Supercoppa contro il Napoli, hanno domato il Bologna per 2-0, con le reti dei due centrocampisti che più servivano a Pirlo nella gara persa a Milano: Arthur e McKennie.

Una Juve che inizia a seguire una certa quadra, seguendo le determinate idee di Pirlo. Seppur sia presto, molto presto per trarre bilanci, ma da dire che il girone d'andata della Juve è da 6.5 non di più, con una gara in meno, la Juve ha fatto 36 punti. Ben 12 in meno della Juve di Sarri dello scorso campionato e ben addirittura 17 punti in meno della Juve di Allegri del 2019. Sappiamo che è nuovo corso e un nuovo ciclo, ma è una differenza netta. La strada è lunga, ma chissà dopo oggi Pirlo pare aver trovato la doppia chiave: il duo di centrocampo Arthur-McKennie e Kulusevski titolare dando libertà a Ronaldo di muoversi. E soprattutto l'importanza di Cuadrado.

I bianconeri oggi l'hanno vinta comunque esprimendo buon calcio e qualità, salvo quei soliti primi 20 minuti del secondo tempo fatto di affanni e amnesie dove il Bologna non è riuscita ad approfittare.

Intanto la Juve va a - 5 dall'Inter e - 7 dal Milan, e loro si sa, saranno lì fino alla fine.

Al terzo posto dietro le milanesi a quota 37 punti pertanto c'è la Roma.

Sui giallorossi bisognerebbe scrivere un capitolo a parte per quanto è accaduto negli ultimi 7 giorni.

Dopo la sconfitta nel derby, nella settimana della gara di Coppa Italia persa contro lo Spezia, nel pre-partita contro proprio di nuovo i liguri, pare sia successo di tutto, con ammutinamento e una forte lite accesa tra Dzeko e Fonseca.

Morale della favola: Fonseca a serio rischio per la panchina, Dzeko in tribuna. D'improvviso nel buio di una settimana nerissima, si accende una luce quella di un ragazzo di Roma: Lorenzo Pellegrini. Nuovo capitano, nuovo capostipite e gol all'ultimo respiro del 4-3 contro lo Spezia (sempre più rivelazione di questo campionato) al minuto '93 con tanto di abbraccio di gruppo finale. Pellegrini salva Fonseca per ora, ma se la tempesta sulla Roma sia passata è da tutto ancora da capire, indubbiamente le prossime due gare contro Verona e Juventus, ci diranno se la squadra è unita con Fonseca e se il caso Dzeko-Fonseca avrà la stessa similitudine di quanto accaduto tra Gasperini e Gomez.

Chi non ha approfittato invece è il Napoli.

Quella del Napoli è una brutta sconfitta per 3-1 contro un Verona arcigno, arguto e compattissimo (per tale tecnica ormai l'Hellas è una surrogata Atalanta).

Incide la Supercoppa? La finale è una gara a parte, può aver inciso fisicamente, ma qualcuno mentalmente non si è ripreso a dovere dopo la sconfitta. Eppure il Napoli era partito fortissimo con il gol dopo 9 secondi di Lozano (il migliore di tutta la squadra per distacco). Una buona mezz'ora, poi il nulla, solo  tanta confusione di una squadra senza gioco e senza idee.

E il Verona, ritrovandosi, ha dominato in lungo e largo con le reti di Dimarco prima per il pareggio poi Barak e Zaccagni.

Dopo il 6-0 alla Fiorentina, ci si aspettava continuità e in base ai risultati delle avversarie ci si aspettava il salto di qualità. Salto di qualità che non è arrivato. Anzi, è arrivata la solita demagogia di confusione del Napoli, una squadra spaesata e Gattuso ha le sue colpe. Rino sa di avere una rosa ampia e forte, ma questa alternanza non aiuta, una squadra che alterna prestazioni incredibili (6-0 alla Fiorentina, 4-1 all'Atalanta, 4-0 alla Roma per citarne alcune) e prestazioni pessime e irritanti come quella di oggi.

O Rino svolta definitivamente oppure rischia di non arrivare alla colomba di Pasqua.

Il Napoli intanto è stato raggiunto dalla Lazio.

Biancocelesti in un eccellente momento: battendo 2-1 in rimonta un buon Sassuolo, ottenendo la 4° vittoria consecutiva in campionato. Merito ovviamente dei soliti uomini chiave, prima Milinkovic-Savic per il pareggio (vantaggio emiliano con Ciccio Caputo) poi il solito Ciro Immobile che con questo gol supera Sivori nella classifica dei marcatori all-time della Serie A con quota 148 gol. Una vittoria più di sacrificio che di qualità per la squadra di Simone Inzaghi, una vittoria voluta, per dare segnale di continuità perché la Lazio è lì a 34 punti, a soli 3 punti dalla zona Champions.

Come scritto prima, la Dea oltre ad aver emanato acquasanta sul Milan, in concomitanza lo fa anche sul campionato. La vittoria netta di San Siro permette di far accorciare la vetta  non solo se stessa ma anche alle altre, ponendo un equilibrio raramente visto nei campionati precedenti: Le prime 7 sono tutte lì nell'arco di 9 punti. Vivremo un girone di ritorno infernale dove può succedere di tutto: Godiamocelo.

Dall'altra parte della classifica, respira la Fiorentina che batte 2-1 il Crotone, con un Vlahovic rigenerato, mentre continua a far punti pesanti il Genoa, che con la cura Ballardini ha ottenuto 11 punti nelle ultime 6 partite, battendo in quello che era a tutti gli effetti uno scontro-salvezza il Cagliari per 1-0.

Il Cagliari è sempre più in profonda crisi, ma nonostante le 6 sconfitte consecutive, il presidente Giulini rinnova il contratto a Di Francesco, segno di fiducia e credibilità, ma la situazione di classifica si fa davvero ardua, i sardi sono penultimi a quota 14 insieme al Parma e al Torino. I ducali sconfitti per 0-2 in casa contro la Samp di Ranieri, nonostante qualche timido sprazzo di buon gioco, D'Aversa non è ancora riuscito a dare la sua impronta, sa che ci vuole tempo, la squadra ducale è davvero fragile mentalmente. Buon per la Sampdoria che con questa vittoria sale al decimo posto con ben 26 punti.

Mentre Nicola per il suo Torino espone la rabbia di reazione è così strappa un punto di rimonta al Vigorito contro il Benevento di Pippo Inzaghi per 2-2, merito del rigenerato Zaza autore di una doppietta, è soltanto la prima per Nicola. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, li sulla Torino granata iniziano a sperare.

Gino Geppino

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