Caccia al minerale nero: come sono costruiti i nostri smartphone

Caccia al minerale nero: come sono costruiti i nostri smartphone
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Ti sei mai chiesto come vengono costruiti i nostri smartphone? Probabilmente sì, probabilmente no, ma se hai 5 minuti di tempo, proverò a renderti tutto più chiaro.

Come puoi intuire, i cellulari non vengono fabbricati sotto casa nostra. Tutt'altro! L'origine dei nostri smartphone è l'esempio più lampante del fenomeno della globalizzazione: ogni pezzettino all’interno dell’apparecchio proviene da qualche parte di questo mondo che sia dalla calda Africa, dall’estesa Asia oppure dalla tropicale America del Sud, passando per gli Stati Uniti e l'Europa. L’assemblamento, nonché la successiva vendita dei cellulari sono proprio la fotografia dell’unificazione mondiale dei mercati: nel bene e nel male.

Se per descrivere le varie fasi di lavorazione di uno smartphone 5 minuti non sarebbero probabilmente sufficienti, per descrivere come avviene l'estrazione di un minerale fondamentale per il suo funzionamento, sì. Per tanto dobbiamo catapultarci dall'altra parte del mondo e andare a fare visita in Africa, più precisamente nella Repubblica democratica del Congo. In questa parte di mondo -una delle più povere della terra- viene estratto dal terreno un minerale prezioso per il funzionamento dei nostri cellulari: il coltan.


Adesso, ti starai chiedendo che diavolo è il coltan. Ecco, il materiale in questione è talmente richiesto che attualmente il suo valore si aggira intorno ai 400 dollari al chilo. Nei fatti, non è altro che sabbia nera, debolmente radioattiva composta da due minerali: la colombite ed il tantalio. Proprio quest'ultimo, il tantalio, è il metallo che si vuole ottenere perché aumenta la potenza degli apparecchi riducendo il consumo di energia e consente la produzione di condensatori ad altissima capacità e di dimensioni assai ridotte, perfetto quindi per telefoni e computer. Non a caso, in questi ultimi anni, è iniziata una vera e propria “caccia al tantalio” con i colossi della telefonia mondiale che sono accorsi ad agguantarlo.

Un tempo il tantalio veniva fornito dalle miniere brasiliane in particolar modo, ma data la rapida ascesa della sua richiesta, quelle stesse miniere non bastavano più e quindi è iniziata la ricerca della nuova “Eldorado” per le multinazionali dell’high tech. Questo posto è stato individuato in Africa -Continente che oggi vanta il primato delle riserve mondiali di coltan (80%)- e il territorio in questione è il Congo, nel quale si trovano la maggior parte di queste cave.  


In Congo le condizioni dei lavoratori sono lungi dall’essere paragonabili alle condizioni a cui noi siamo abituati e, per rendersene conto, basta fare qualche ricerca su Internet: il coltan viene estratto a mani nude in profonde cavità e poi, con enormi sacchi pieni di questa sabbia nera. trascinato fino ai punti di raccolta.  In queste miniere incombe la più lacerante miseria e povertà, luoghi in cui la paga di un operaio - se così la possiamo definire - non supera i cinque dollari. Le condizioni di sicurezza sono del tutto inesistenti, gli incidenti sul posto sono quotidiani e moltissime persone muoiono dentro queste immense buche senza ricevere alcun tipo di aiuto. Non è tutto! All'interno di queste miniere, gran parte del lavoro è svolto da bambini che, data la loro statura, sono molto agili nell’insinuarsi negli stretti passaggi sottoterra.


Il filantropo-miliardario Bill Gates durante una conferenza in Africa per promuovere la sua fondazione “Solidays Festival”, ad una domanda di giornalisti francesi che gli palesavano tutte queste atrocità (che peraltro avvenivano a pochi chilometri dal luogo della cerimonia) incolpando la Microsoft come una delle aziende più attive sul posto, rispose semplicemente: “beh, io non lavoro più alla Microsoft, mi dispiace”. Tu pure non lavori alla Microsoft e presumo che tu non abbia nemmeno la disponibilità economica di Gates, ma perlomeno adesso sai un po’ di più su come sono costruiti i nostri smartphone.

Alessandro Sorrenti

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