Torino 29 Marzo 2023, la Polizia di Stato ha eseguito numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Tribunale di Torino, su delega della Procura della Repubblica di Torino, nei confronti di un gruppo di nigeriani, accusati di appartenere all'"Eiye" un sodalizio criminale di stampo mafioso.
I provvedimenti restrittivi sono stati disposti, in seguito alle lunghe e complesse indagini, portate avanti dalle Forze dell'Ordine, ed hanno coinvolto 16 persone, di cui 11 rintracciate sul territorio nazionale.
Cento agenti in campo
Cento agenti in campo : reparti di rinforzo del controllo del territorio, oltre alla Squadra Mobile di Torino, e gli agenti delle Questure di Cuneo, Varese, Bergamo e Livorno.
Secondo l’ipotesi accusatoria, le persone coinvolte sarebbero ai vertici, a livello nazionale, dell’organigramma criminoso, e gestirebbero lo spaccio di sostanze stupefacenti, nelle varie piazze cittadine.
Durante le indagini, coadiuvate anche da intercettazioni, e testimonianze di alcune persone appartenenti alla comunità nigeriana di Torino, sono stati raccolti numerosi indizi in grado di suffragare l’ipotesi dell’esistenza degli Eiye, nel territorio del capoluogo piemontese.
Pericolosi e violenti
Secondo le accuse, risulterebbe ormai noto ai nigeriani, anche al di fuori della loro terra d'origine, la peculiarità mafiosa e il modus operandi utilizzati in patria, del sodalizio mafioso, tanto da caratterizzare i membri ad essa appartenente, come pericolosi e violenti, per imporre con la violenza, la propria volontà.
Le investigazioni
Le attività investigative, risalgono a Marzo 2019, tante le attività tecniche d'intercettazione, i servizi di diretta osservazione e pedinamento sul territorio, effettuate dalle Forze dell'Ordine, che hanno consentito l'individuazione dei membri, che secondo la tesi accusatoria, sarebbero ai vertici nazionali del sodalizio mafioso nigeriano, costantemente in contatto con i leader che operano in Nigeria.
Dalle indagini emergerebbe che l’organizzazione ha una struttura gerarchico piramidale, con un organismo operante a livello nazionale, e numerose articolazioni locali, attive nelle singole città italiane.
La struttura nazionale della cellula mafiosa nigeriana
Al vertice risulterebbe un “World Ibaka”, una sorta di detentore del potere esecutivo, che secondo l'ipotesi accusatoria, godrebbe, di prestigio internazionale, e sarebbe sempre in contatto con l’organismo madre in Nigeria.
La cellula mafiosa nigeriana sarebbe suddivisa in sezioni provinciali, o locali chiamate “Zone”, a loro volta guidati da un “Zona".
L’attività tecnica ha documentato, in precedenti investigazioni, terminate con sentenze definitive, a carico di analoghe consorterie nigeriane, l’esistenza di una struttura organizzativa, regolamentata da determinate regole di condotta con :
- violenti riti di affiliazione;
- l’uso di un linguaggio esclusivo tra i membri (finalizzato a rendere meno permeabile il contenuto dei dialoghi e a rafforzare il senso di appartenenza tra i sodali);
- la divisione in ruoli e cariche corrispondenti a precise funzioni;
- intimidazione;
- ricorso alla violenza fisica in caso di trasgressione delle norme comportamentali proprie dell’organizzazione.
L'uccello che stringe un teschio : il simbolo.
Come già emerso nell'ambito delle indagini, a carico di altre confraternite nigeriane, vi sono elementi per ritenere che gli Eiye, a loro volta, abbiano i loro segni distintivi : un uccello, come simbolo, mentre stringe tra gli artigli, un teschio umano, e capi di colore blu, abitualmente indossati.
In base alle risultanze dell’indagine, il Tribunale di Torino ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere, a carico di 16 persone, contestando i seguenti reati :
- associazione per delinquere di stampo mafioso;
- rapina;
- estorsione;
- lesioni;
- reati in materia di stupefacenti.
Mafia nigeriana
Secondo quanto ricostruito dalle indagini svolte, le affiliazioni risulterebbero il risultato di atti violenti e rigidi rituali, che rappresenterebbero un serio e concreto pericolo, per la vita degli stessi aspiranti affiliati, sottoposti ad azioni brutali, per giurare fedeltà indiscussa all'associazione.
Secondo l'ipotesi di accusa, risulterebbero spietate le conseguenze, nel caso in cui qualcuno dei membri violi le regole dell’organizzazione, tanto efferate da diventare talora, tentativi di omicidio.
Si autofinanziano
Gli elementi raccolti evidenziano come la violenza sia lo strumento di comunicazione privilegiato per affermare la forza dell’organizzazione nel territorio, e lo stato di soggezione imposto, al fine di accrescere il proprio potere.
L'altro elemento che risulta dalle indagini, è la capacità di autofinanziarsi, con il contributo dei sodali, utile anche al mantenimento economico, degli affiliati detenuti in carcere, proprio come le consorterie mafiose italiane. (Il torinese).