Il Punto: Le Undici leggi del Contismo. (E dietro è baraonda-Champions)

Il Punto: Le Undici leggi del Contismo. (E dietro è baraonda-Champions)
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Undici. È il numero di Antonio Conte e della sua Inter.

11 vittorie consecutive, 11 vittorie su 11 partite nel solo girone di ritorno. E restano +11 i punti di distacco sul Milan a 8 giornate dalle fine, sono tanti, un'enormità.

L'Inter ottiene l'undicesima vittoria, battendo per 1-0 il Cagliari. Una partita complicata perché i sardi avevano un disperato bisogno di punti salvezza, dopo le vittorie di Torino e Spezia negli anticipi del sabato. I nerazzurri hanno mostrato ancora la loro forza, soprattutto mentale e di coesione, non belli, ma di quantità, come ormai lo sono da 11 partite a questa parte. Sembrava una partita stregata, o forse la bella copia della gara contro lo Shakthar in Champions, dove la squadra di Conte ha creato tante occasioni, ma si è trovato davanti il portiere sardo Vicario (al suo debutto in serie A) che è stato straordinario in almeno 5 circostanze. Sembrava stregata, invece l'ha risolta l'uomo voluto fortemente da Conte: Matteo Darmian.

L'ex Parma insacca in rete a 13 minuti dalla fine, al termine di una bella azione firmata Lukaku e Hakimi. Il gol vittoria di una partita difficile e snervante, che regala altri 3 punti pesanti alla squadra nerazzurra.

Altro passo, altro tassello verso lo Scudetto che ormai è diventata una formalità.

Nel sogno scudetto che manca da 11 anni, in genere chi sogna nella notte il numero 11 ha da fare con tali caratteristiche e che all'Inter hanno un netto significato e sono proprio giustamente 11. Da dire tranquillamente le 11 leggi del Contismo.

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Intuizione: Quella di Antonio Conte, dallo 0-3 contro il Sassuolo, di togliersi dalla mente, l'idea del trequartista e abbassare la retroguardia difensiva tornando al suo vecchio amore: 3-5-2 puro e di contenimento.

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Spiritualità: Lo spirito e la compattezza di gruppo.

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Dinamismo: Tutti per uno, uno per tutti. Tutti giocano per lo stesso obiettivo e con il sudore della maglia con dinamicità e quantità.

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Carisma: Il carisma degli uomini chiave, da Skriniar a De Vrij, ma soprattutto dell'uomo migliore, un leader decisivo e silenzioso: Lukaku.

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Percettibilità: La percezione di una squadra che è maturata nel tempo, vincendo partita dopo partita e nelle sofferenze come l'eliminazione dalla Champions che è servita alla squadra per crescere ulteriormente.

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Cambiamento: Il cambiamento di ruoli per applicazione tattica come quelli di Eriksen e Perisic, divenuti due nuovi "acquisti" da quando si sono adattati alla tipologia di gioco di Conte.

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Concretezza: Parola cara ad Antonio Conte, quella di queste 11 vittorie, un Inter diventata cinica, pragmatica ma soprattutto concreta.

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Forza: La forza della difesa, un muro invalicabile, solo 4 gol subiti nelle ultime 13 partite. L'adattamento di Skriniar alla difesa a 3, la maturità di De Vrij, la crescita di Bastoni. Anche Ranocchia e Darmian sembrano insuperabili quando giocano in questa difesa a 3.

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Coppia: La coppia d'attacco più bella: Lukaku-Lautaro, come loro nessuno in Italia.

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Equilibrio: Altra parola chiave ad Antonio Conte. Quello che l'Inter aveva bisogno prima di quel Sassuolo-Inter: 0-3 dell'8 Dicembre scorso: Equilibrio. Con il giusto mix di quantità e qualità a centrocampo, una difesa insuperabile e il duo d'attacco esplosivo.

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L'Inter e il Contismo non sono belli da vedere, si sa, ma il Contismo è efficace e pragmatico, lo diciamo da mesi, anzi da queste 11 vittorie, fa niente per l'estetica del bel calcio, quella può attendere, magari per l'Europa il prossimo anno, ma dopo l'uscita dall'Europa di quest'anno, l'Inter voleva vincere, come meglio sapeva fare. E in Italia si sa, vincere è l'unica cosa che conta.

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L'Inter va verso il titolo e dietro continuano a farsi la guerra per la Champions. La classifica dice: Milan: 63; Juventus: 62; Atalanta: 61; Napoli: 59; Lazio: 55 (con una gara in meno); Roma: 54.

6 squadre in 9 punti per 3 posti Champions e 2 di Europa League.

Ieri, chi con qualche sofferenza, chi meno, hanno vinto tutte.

Tra queste 6, chi realmente stanno meglio di tutte, sono in tre: Atalanta, Napoli e Lazio.

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La Dea bergamasca ha vinto 8 partite nelle ultime 9, perdendo soltanto quella contro l'Inter dello scorso 8 Marzo. I Gaspa-Boys, hanno liquidato la Fiorentina al Franchi per 2-3, dopo un primo stellare firmato da una doppietta di Zapata; l'Atalanta si era fatta raggiungere dalla viola grazie ad uno scatenato Vlahovic. I 3 punti sono arrivati (con merito visto le tante occasioni create) grazie ad un rigore del rigenerato Ilicic.

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Il Napoli invece, togliendo la sconfitta seppur a testa alta nella gara di Torino contro la Juve in settimana; conferma di stare bene e in salute, vincendo a Genova contro un ormai salva Sampdoria per 0-2.

Rino Gattuso aspettava di ritrovare i suoi uomini chiave: Mertens e Osimhen. Il belga se era stato decisivo con la Roma e col Crotone, ieri è partito dalla panchina lasciando spazio al nigeriano che sembra esser tornato quello di Settembre-Ottobre scorso. È proprio Osimhen che fa partire l'azione splendida che porta al gol di Ruiz, ed è lui a chiudere in rete un'azione personale lanciato a rete proprio dallo stesso Mertens subentrato nella ripresa.

Il Napoli ha dominato in lungo e largo a Marassi, ottenendo così la vittoria numero 6 nelle ultime 8 partite. I partenopei ora sfideranno prima l'Inter e poi lo scontro diretto con la Lazio; due partite che diranno molto sulle ambizioni europee del Napoli, ma quel che conta è che la squadra di Gattuso come dimostrato anche nel secondo tempo contro la Juve, sta davvero, ed è il peggior avversario da affrontare in questo momento.

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La Lazio invece ieri sbanca Verona solo al 93' grazie ad una zuccata di Milinkovic-Savic. In attesa della gara da recuperare contro il Torino, ha ottenuto la quarta vittoria consecutiva, confermando di essere una squadra da prendere sempre in seria considerazione per la lotta-Champions, perché dopo la buonissima esperienza di quest'anno, Inzaghi (a cui facciamo gli auguri di pronta guarigione dal covid) con la sua squadra, sono pronti a ritornare.

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L'altra romana, invece la Roma, vince di misura per 1-0 contro il Bologna e torna a vincere dopo un mese, grazie al gol del solito Borja Mayoral.

I giallorossi seppur distanti 5 punti, proveranno a crederci fino alla fine, anche se ormai la loro testa è tutta per l'Europa League, e con un piede e mezzo in semifinale (giovedì il ritorno con l'Ajax), male non fanno.

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Chi invece dovrà eludere e pertanto mostrare continuità sono proprio le due pretendenti più di nicchia: Milan e Juventus.

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I rossoneri vincono una gara non facile a Parma per 1-3 e confermano di essere belli in trasferta. Ibrahimovic fa e disfa: prima delizia con le sue giocate i gol di Rebic e Kessie, poi si fa espellere.

La sua espulsione a dire il vero, resta un vero mistero.

Lo svedese pare aver detto all'arbitro "Sei strano, davvero non t'interessa quello che ti dico io?", l'arbitro Maresca avrebbe capito quel "sei strano" con un "sei bastardo", ritenuta offesa, lo caccia. I rossoneri faranno ricorso immediato, ma il Milan ha giocato una buonissima partita ugualmente, senza affanni al Parma, tranne appunto gli ultimi 20 minuti, dove i ducali, ormai con un piede in Serie B, hanno tentato l'assalto trovando anche il gol con Gagliolo, poi Leao (finalmente a segno dopo 3 mesi) la chiude.

Il Milan bello fuori San Siro, ed è lì il problema, i rossoneri per quanto vanno oltre la stanchezza con cuore e testa, deve ritrovare la vittoria in casa che manca da 2 mesi, per la Champions, visto che le altre corrono, serve continuità e quella gliel'ha potrà dare solo San Siro.

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La Juventus invece vincendo col Napoli in settimana ha rialzato la testa, trascinandosi anche la vittoria contro un modesto Genoa per 3-1. In entrambe le vittorie, i bianconeri hanno giocato due primi tempi spettacolari, con qualità e aggressività. Ecco, la Juve bella da vedere si è capito che dura solo 45 minuti, perché sia col Napoli e sia ieri col Genoa, ha sofferto anche troppo nei secondi tempi, con i soliti cali di concentrazione e le amnesie difensive. Dopo le reti di Kulusevski e Morata, il Genoa aveva accorciato con Scamacca, prima del gol di McKennie valevole per il 3-1 finale e la seconda vittoria consecutiva per Pirlo.

Ancora tra i migliori Chiesa, che conferma di essere in formissima, mentre Ronaldo, a secco, è apparso nervoso, anche troppo. Inspiegabile il lancio a terra della maglietta a fine partita.

Ieri Pirlo in conferenza stampa, ha detto di darsi voto 6 di stima, perché deve ancora migliorarsi, e non ha tutti i torti, perché la Juve oltre la continuità dei risultati, deve trovare continuità durante la partita stessa senza più cali di concentrazioni che possono essere fatali come Benevento e Torino.

E dite a Pirlo, che Dybala, quello vero, quello ritrovato, quello del grande gol-vittoria contro il Napoli, è uno che se sta bene, deve giocare, sempre.

‌‌È una lotta-Champions serrattissima senza esclusioni di colpi, e domenica ci saranno Atalanta-Juve e Napoli-Inter. Divertiamoci.

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