Artista dalle molteplici passioni e non solo due lauree e mezzo

Vuole parlarci della sua famiglia di origine?

Sono nato  a Borgomanero, in provincia di Novara,  mio padre di origine lombarda, mia madre ligure. Ho sempre vissuto a Ispra, sul Lago Maggiore, dove attualmente ho il mio laboratorio.

Come nasce la sua passione per il legno?

Da giovane ho fatto parte di una rock band scolastica: il mio ruolo era i tecnico del suono.

Capitava, a volte, di dover riparare chitarre e bassi dei miei amici. Questa passione con gli anni è diventata un hobby: ho imparato le varie tecniche di restauro e riparazione non soltanto di chitarre ma anche di mobili.

Quando persi il mio lavoro principale, decisi di trasformare la passione in mestiere.

Liutaio con due lauree e mezzo

Si, esatto: la laurea in Architettura è stata la prima, conseguita lavorando. Poi, per interesse personale e amore per lo studio, ho conseguito la laurea in Ingegneria Chimica.

In seguito in Fisica Nucleare: di quest’ultima non ho discusso la tesi.

Ecco il perché delle due lauree e mezza...

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Lei ha un passato anche di sportivo, vero?

Si, fin da bambino ho praticato lo sci a livello agonistico. A 22 anni sono diventato maestro di sci lasciando l’attività agonistica.

A 16 anni, durante una vacanza in Sardegna, mi avvicinai anche alle attività subacquee: Feci il primo brevetto a 18 anni e a 24 diventai istruttore subacqueo.

Da lì, nel corso degli anni, diventai Master Instructor (istruttore degli istruttori).

Organizzatore di spettacoli musicali e cofondatore di una radio locale?

Si, è vero. Amo la musica e nel periodo giovanile, come molti ragazzi della mia età, seguivamo le prime radio private locali. Con un gruppo di amici decidemmo di fondarne una che ora non esiste più.

L’organizzazione di eventi musicali era legata alla radio e alla rock band di cui facevo parte.

Lei ha una cultura musicale interessante. Ci vuole raccontare un aneddoto relativo alle chitarre, che potrebbe piacere ai giovani?

Ho sempre amato le chitarre di Leo Fender e di Orville Gibson. Soprattutto Leo Fender per me è un mito. Come me, Leo non sapeva suonare, si occupava di costruire organi e amplificatori elettronici.

Vedendo le chitarre Gibson, ed essendo in contatto con il figlio del fondatore, diede un consiglio: quello di semplificare la costruzione delle chitarre evitando angoli fra manico e corpo.

Il signor Gibson rispose a Fender di continuare ad occuparsi di organi ed amplificatori lasciando a lui la realizzazione delle chitarre.

Leo Fender, seccato, decise di fare lui una chitarra. Nacque la Telecaster, diventata un’icona del rock e del Jazz anni Cinquanta e Sessanta.

Anni dopo nacque la Stratocaster, ad oggi la chitarra più utilizzata dai migliori chitarristi al mondo.

Non so se questa sia una leggenda metropolitana o meno.

Ricorda molto un diverbio fra Enzo Ferrari e Ferruccio Lamborghini: in questo caso Lamborghini, avendo dei problemi con le sue Ferrari, diede un consiglio ad Enzo che rispose pressappoco come Gibson a Fender.

È così che sono nate le Lamborghini.

E le poesie tenute in un cassetto per anni?

Scrivo poesie dagli anni giovanili. Ma le relegavo in un cassetto.

Dopo essermi sposato con Paola, la mia seconda moglie (poetessa e scrittrice) decisi di farle leggere le mie rime.

Le piacquero ed a mia insaputa, lo scorso Natale, Paola le impaginò e le fece pubblicare.

Fu la più bella sorpresa! Aprii la scatola: invece del paio di scarpe come immaginavo…

Trovai le copie stampate del mio primo libro.

Si intitola RIFLESSIONI. Poesie nel cassetto ed è edito da Amazon.

A quali emozioni si ispira quando scrive poesie??

Principalmente alle emozioni provate nei confronti delle persone amate e alla Natura: partecipe delle vicende umane

Gioia Logiri