I marchesi del Grillo:
Uno dei problemi dell'Italia è che i marchesi del Grillo diventano vescovi, cardinali, addirittura papi. Un sottoproblema non indifferente non è tanto l'edonismo o la goliardia, ma la mancanza di rispetto e il riconoscimento della dignità altrui, soprattutto di chi sta peggio, di chi è povero. Insomma come il celebre marchese chi comanda pensa: "Io sò io e voi non siete un cazzo". Innanzitutto non mi riferisco soltanto al Cavaliere di Arcore (come scriveva Arbasino: "Cavaliere poi di cosa, visto che in Italia ce ne sono a iosa?"). Un brianzolo ricchissimo, pur avendo dominato la scena per decenni, da solo non fa testo. Qui la questione è più antica e profonda: è perché Berlusconi ha dominato la scena per decenni; bisogna cioè riconoscere che il Marchese del Grillo fa parte del DNA della nostra classe dirigente. Un'altra questione è perché la gente ci casca sempre? I Marchesi del Grillo non sono solo onorevoli liberisti selvaggi, imprenditori che si ritengono al di sopra del bene e del male, ma anche politici di sinistra che hanno barche milionarie o quadri di valore inestimabile, gli stessi sindacalisti di sinistra che hanno pensioni d'oro. Diffidate di chiunque: quelli di centrodestra sembrano peggio di quello che sono, quelli di centrosinistra sembrano meglio di quello che sono, ma poi per (dis)onestà, capacità, competenza, (dis)amore per la cosa pubblica le due fazioni si equivalgono. Il Marchese del Grillo è un modo d'essere diffuso, interclassista e trasversale. Perché è così difficile eliminare sulla scena i marchesi del Grillo qui in Italia? Perché gli italiani non sono persone serie e non ne vogliono sapere di persone serie, che saranno anche responsabili ma sono così noiose. I marchesi del Grillo che dirigono la nazione sono tollerati da un popolo di aspiranti marchesi del Grillo, che se potesse comandare si comporterebbe né più, né meno dei suoi governanti. In definitiva ci vogliono i marchesi del Grillo: il popolo tollera le malefatte dei potenti e i potenti chiudono un occhio sulle furbate del popolo. Anche le persone più oneste talvolta si lasciano abbindolare dalla simpatia e dalle promesse da marinaio della classe dirigente: un poco perché se non è zuppa, è pan bagnato, un poco perché opportunisticamente Francia o Spagna purché se magna. Ma forse il problema maggiore dell'Italia è che i Savonarola, i Giordano Bruno, i Galileo Galilei, i Dante, i Masaniello, i Pasolini fanno una brutta fine e spesso ne decretano la morte proprio i Marchesi del Grillo. Ma ai marchesi del Grillo c'è di peggio: ad esempio i violinisti pazzi, come rappresentati in una poesia di Pessoa, detto in parole povere Mussolini e i suoi seguaci.
L'antifascismo di comodo e opportunista:
C'è un tale che dice: "quel tipo è un fascista, che finge di non essere un fascista". A parte che è molto retrogrado e stupido dare patenti di antifascismo (così facendo rispuntano i cretini dell'antifascismo militante, dell'uccidere un fascista non è reato, dell' "oggi ho un rigurgito antifascista. Se vedo un punto nero gli sparo a vista"), a parte che nessuno può sapere con certezza i più intimi convincimenti anche politici (chi lavorava con alcuni ex brigatisti rossi pensava che fossero di destra), a parte tutto questo, comunque oggi nessuno può dire che tizio o caio fingono di non essere fascisti, perché il governo attuale premia, casomai, i fascisti o almeno gli strizza l'occhio (si veda Ciavardini, Mambro, Fioravanti, etc etc). Un conto poi è professarsi in un modo e un conto è essere tali. L'unico pregio dei fascisti è che si sa come sono e che non si nascondono. Quindi è da stupidi dare dell'ipocrita a uno che dice di aver cambiato idea o a uno che si pensa che abbia cambiato idea o a uno che un tempo credevamo fascista quando avrebbe avuto molte opportunità di fare carriera da fascista. Oggi ci sarebbero tutti gli interessi e tutti i motivi per dirsi e professarsi fascisti. In fondo emarginare un semplice cittadino perché di destra, vero o presunto fascista o ex fascista, è un atto così intollerante e razzista da risultare un atto fascista, quando poi le stesse persone, comuniste dure e pure, vanno ad arrufianarsi per aver un bel posto di lavoro ai (post, ma veramente post?)fascisti di potere, manifestando tutto il loro servilismo e il loro opportunismo. Insomma esiste anche un fascismo degli antifascisti, molto di comodo, forte con i deboli e debole con i forti. La verità è che si dovrebbe rispettare le idee di tutti, anche quelle più estreme, e bisognerebbe rispettare chiunque ha idee diverse, perché questa è vera democrazia. La verità è che chiunque può sempre cambiare idea e chi cambia idea va sempre rispettato. La verità è che nessuno sa da che parte stanno con certezza assoluta la giustizia e la verità. La verità è che una democrazia evoluta dovrebbe permettere la libera espressione anche di idee e valori antidemocratici. Sono principi così elementari, che mi stupisco che siano così poco accettati, rispettati e diffusi. In realtà vanno combattute le idee presumibilmente sbagliate e i potenti presumibilmente sbagliati, non il semplice cittadino che crede o ha creduto in certe idee o in certe persone. Se un semplice cittadino non ha mai fatto del male a nessuno, fascista o meno, va rispettato come tutti gli altri. Altra questione non di poco conto: il fascismo di un tempo non ritornerà più, Mussolini non resusciterà, bisogna prendersela con le carogne dei nostri tempi e non con dittatori e gerarchi ormai morti e sepolti, insomma coi figli di puttana di quasi un secolo fa. Un'altra questione importante: la sinistra e il centrosinistra sono così deboli, vulnerabili e fragili che non possono essere esclusivi e settari da respingere chi un tempo credeva in altre idee. Anche questo atteggiamento è un poco da fascisti rossi oltre che stupidi. È così facendo che i post(?)fascisti continueranno a essere al governo!
Sulla Rai:
C'è chi si strappa i capelli o finge di strapparseli perché Fazio, la Littizzetto, Lucia Annunziata vanno via dalla Rai, idolatrati al 1000%, come se fossero gli ultimi baluardi della democrazia. Tranquilli: sono apartitico e non mi vanno bene gli yes men berlusconiani, ma neanche i faziosi di Saxa Rubra. Tranquilli e sereni: Fazio e Annunziata hanno già trovato un altro retributissimo lavoro. E poi prima di protestare tanto sapete quanto costava alla RAI ogni anno Filippa Lagerbäck per dire due frasi a serata? Mentana dice: "Oggi c'è lo spoil system. Quindi non fate i martiri". Ma molti rimpiangono la lottizzazione dei tempi che furono. Marco Damilano in un editoriale su "Domani" scrive: "Prima la sinistra aveva le poltrone, ma non faceva più cultura. Oggi deve cominciare a fare cultura senza poltrone". Rossi, un pezzo grosso della RAI, dice in sostanza che la RAI è la più grande azienda culturale del Paese. Cesare Botero, protagonista del celebre film di Moretti, risponderebbe: "Siamo fortissimi nel varietà". A onor del vero di programmi culturali ce ne sono pochissimi. Del buon varietà di un tempo ce n'è poco. In compenso ci sono tante baggianate e narcisisti, montati dal successo, pagati a peso d'oro. E i debiti, guarda caso, ammontano a circa 600 milioni di euro. Solo nel pubblico gli artefici dei deficit vengono pagati a peso d'oro. Ma so già come andranno le cose: verrà aumentato il canone, perché la colpa è tutta di un canone basso e non di una cattiva gestione! Poi che diavolo di servizio pubblico è quando di cultura c'è n'è poca e la Rai è sempre più simile alle altre televisioni generaliste commerciali? Tutto il rispetto per la storia della Rai, che annovera anche le lezioni del maestro Manzi, che fecero prendere la licenza elementare a migliaia di italiani. Ma oggi? Stendiamo un velo pietoso.